Serata d’eccezione quella di venerdi sera ad Agrigento con la presentazione del libro di poesie di Margherita Biondo, l’invito di Rosario D’Ottavio a rimembrare il periodo dei Borboni nella nostra città e infine al Posta vecchia lo spettacolo-cabaret di Simona Carisi.
D’Ottavio smentisce l’aura negativa che ci è stata tramandata sui Borbone presenti nel sud Italia all’indomani del Congresso di Vienna sino al suo tramonto con la conquista della Sicilia da parte delle camicie rosse di Garibaldi nel 1860. La ricostruzione storica di Rosario D’Ottavio si concentra soprattutto sulle vicende della città di Girgenti, che i Borbone elevarono nel 1817 al rango di capovalle.
Si ricorda la costruzione del Viale della Vittoria, la ristrutturazione del molo di Girgenti con la strada che lo collegava al Rabato insieme alla costruzione di giardini pubblici come l’ormai scomparsa Villa Garibaldi. Nel 1835 fu costruito il “Casino Empedocleo’’ in via Atenea con il bel prospetto neoclassico ideato da “Raffaello Politi”. Questa struttura, punto d’incontro dell’alta aristocrazia borbonica e della meglio borghesia girgentina dell’epoca, ospitò nel 1838, il re e la regina, quando visitarono la città, per un ballo in loro onore, organizzato dagli amministratori e dai notabili.
Coadiuvata da proiezioni di foto dell’epoca e dai siparietti musicali di Pablo Orrego, la esposizione storica di D’Ottavio scorre leggera e comprensibile per il numeroso pubblico che affollava il salone del Collegio dei Filippini. Altro pubblico e con ben altre attese quello del Circolo Empedocleo dove Salvo Di Salvo presentava la silloge poetica “L’amore imperfetto” di Margherita Biondo. Relatori Fausto D’Alessandro, Angela Megna, Alessandro Mario, Antonio Liotta e l’attrice Giusy Carreca che si rivela sempre necessaria e impareggiabile interprete.
Ed è Fausto D’Alessandro a tenere desta l’attenzione dei convenuti ampliando la prefazione che aveva già scritto per il libro. Lo psichiatra agrigentino riferisce di una silloge “che si innesta nell’universo di ognuno fatto di certezze e incertezze, sofferenza e speranza”.
Margherita Biondo – fa osservare D’Alessandro – “abita i cieli contigui di un altro suo personaggio del romanzo“Veronica che guardava cadere la pioggia” e in attesa di altre metamorfosi mentali e artistiche concretizza la sua entità in una esistenza agile, veloce e faticosa di lavoro, di attenzione e premure per i suoi studenti, di dedizione alla madre. Generosa e rigorosa si divide tra la vita per altri, la pittura e la narrazione che la sua fantasia intelligente le propone”.
Ben altra atmosfera “scatasciante” al Posta vecchia dove andava in scena “E sono uccelli senza zucchero” di e con l’indiavolata Simona Carisi che anche questa volta riesce ad affinare il suo straripante talento di attrice e di “enterteiner”.
Autocensurandosi con ironia, Simona Carisi porta i suoi “cazzi amari” ad un livello di ebollizione tale che i suoi compagni di scena faticano a starle dietro. E comunque risultano sempre bravi e appropriati e gradevoli, a iniziare da Angelita Butera, Peppe Sciortino, Franco Sodano e la partecipazione straordinaria di Alessandro Patti, voce e piano della formazione “Patti Singers”.
Un po’ vecchiotti e dal mordente usurato dai tempi, alcuni testi “resuscitati “ da Franco Capitano che sembrano venire fuori come i “babbaluci” dopo la pioggia. Con altri testi, più adeguati ai tempi “geniali” che attraversiamo, lo spettacolo della Carisi sarebbe stato da “antologia”. Ciononostante ha registrato il tutto esaurito, confermando che è quasi impossibile resistere alla “disperazione della risata”.