Dopo l’annuncio di voler chiudere il Centro di accoglienza di Lampedusa, il sindaco Totó Martello, accusato dall’ex sindaco Giusy Nicolini di far “terrorismo politico”, scrive una lettera aperta, affinché tutti possano leggere e comprendere le motivazioni di tale scelta.
Il sindaco scrive:
“Chiudere il centro d’accoglienza”! Sapevo che pronunciando queste parole avrei creato un “caso”, che mi sarei attirato critiche e apprezzamenti, sguardi di indignazione e messaggi di incoraggiamento. Ma era l’unico modo per accendere i riflettori su quello che da alcune settimane sta avvenendo nella nostra isola: in troppe occasioni i migranti sbarcano, vengono soccorsi ed accolti, e subito dopo vengono lasciati liberi di muoversi come vogliono senza che nessuno intervenga per verificare se soggiornano o meno all’interno del Centro.
Se qualcuno vuole speculare sulle mie parole è libero di farlo, ma qui il tema non è né il razzismo né l’intolleranza: il punto è il rispetto dell’ordine pubblico e delle regole. Un rispetto che non può valere solo per i lampedusani, mentre chiunque altro viene lasciato libero di agire come vuole. Se un cittadino italiano avesse fatto quello che ho visto fare a molti migranti giunti sull’isola in queste settimane (vagabondare e ubriacarsi per il centro cittadino, importunare passanti, utilizzare le strade come fossero toilette a cielo aperto) e avessi chiesto l’intervento delle forze dell’ordine, nessuno avrebbe avuto nulla da obiettare. Purtroppo però devo constatare che chiedere che anche i migranti rispettino le stesse regole che valgono per i lampedusani e per gli altri cittadini italiani, secondo qualcuno significa essere “razzista” se non addirittura “terrorista”. Chi parla così vive in un mondo capovolto: un terrorista è colui il quale sovverte l’ordine pubblico, non chi chiede che venga rispettato.
Lampedusa è stata, è, ed intende continuare ad essere un’isola di accoglienza: è mio dovere però chiedere che l’accoglienza sia organizzata all’interno di un contesto di regole di ordine pubblico e di decoro. È quello che un sindaco deve fare, anche a costo di risultare “scomodo” e di vedere utilizzate e strumentalizzate le proprie affermazioni da parte di chi, in malafede, non ha a cuore né il bene dei migranti né il bene di Lampedusa”, conclude Totó Martello, sindaco di Lampedusa e Linosa.