I giudici del Collegio 1 della Sesta sezione della Corte di Cassazione hanno rigettato oggi il ricorso presentato dall’avvocato Diego Galluzzo nell’interesse del suo assistito, Giuseppe Arnone, condannato in secondo grado ad un anno e quattro mesi di reclusione perché riconosciuto colpevole del reato di calunnia.
Dunque, è diventata definitiva la condanna per un si grave reato, specie se commessa da un avvocato, che segue ben altre cinque sentenze definitive di condanna tutte aventi per reato la diffamazione aggravata.
Questa volta la pena è detentiva, appunto sedici mesi di carcere (un terzo di sconto per la scelta del rito abbreviato) e qui si apre uno scenario particolare.
Essendo la pena inflitta inferiore a tre anni di reclusione, al condannato viene offerta la possibilità di richiedere di scontare la pena con una misura alternativa, quale ad esempio, l’affidamento ai servizi sociali fermo restando alcune prescrizioni di legge. Ciò che è avvenuto, ad esempio, per Silvio Berlusconi.
Quindi, nelle prossime ore la Procura generale di Palermo dovrebbe emettere un ordine di esecuzione con termine per richiesta di misura alternativa che non sempre viene accolta (vedi caso Corona).
Insomma, ci sarà da aspettare qualche giorno prima di conoscere il reale destino di Arnone che, proprio recentemente e per due volte, è finito nel carcere di Petrusa, salvo poi annullamento del provvedimento restrittivo ad opera del Tribunale del riesame di cui ancora non si conosce la motivazione.
Contestualmente, la condanna definitiva per un reato così grave compiuto ai danni dell’amministrazione della giustizia, apre un altro capitolo che prevede severe punizioni disciplinari che potrebbero giungere sino alla radiazione dall’Albo degli avvocati.
Arnone, che ha già subito ripetute sanzioni disciplinari compresa la sospensione dall’esercizio della professione per svariati mesi, adesso verrà sottoposto a procedimento disciplinare e si profila una stangata che è facile prevedere diversa e più grave della semplice sanzione di due mesi di sospensione.
La vicenda che ha portato alla condanna definitiva di Arnone ha visto per protagonista la Corte d’appello di Palermo, sezione I penale, (presidente Gabriella Di Marco, a latere Adriana Piras e Massimo Corleo) che aveva accolto l’appello formulato dalla Procura della Repubblica di Agrigento avverso la sentenza del Gip, Alessandra Vella, che a conclusione del giudizio celebrato con il rito abbreviato, aveva assolto Arnone, dal reato di calunnia. Il Pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 2 anni di reclusione.
Arnone aveva calunniato, attraverso una denuncia poi archiviata, gli esponenti politici del Pd, Epifanio Bellini, Domenico Pistone e Angela Galvano (costituiti Parte civile).