Giuseppe Arnone lascia i domiciliari e torna in carcere.
Su provvedimento firmato dal Gip del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, che ha accolto la richiesta della Procura della Repubblica di Agrigento di aggravamento della misura cautelare, il personale della Squadra mobile di Agrigento ha nuovamente catturato l’Arnone portandolo nel carcere di contrada Petrusa.
La richiesta era stata motivata sulla base dell’atteggiamento che Arnone ha tenuto lo scorso martedì quando, recandosi in tribunale per presenziare, come impone la legge, ad un processo da imputato, ha indossato la toga per difendere un suo assistito. E – come appare – ha trovato d’accordo il Gip che ha cancellato il beneficio dei domiciliari disponendo la detenzione in carcere.
Intanto, lunedì prossimo, si terrà l’udienza davanti al Tribunale del Riesame tenuto conto dei ricorsi presentati dallo stesso Arnone (che ha chiesto di essere interrogato) che mira ad ottenere l’annullamento della misura cautelare e della stessa Procura che chiede di non fissare temporalmente la detenzione di Arnone come deciso dal Gip Provenzano che ha fissato tale termine sino alla fine del procedimento davanti al Gip di Francesca Picone, l’avvocato che ha denunciato l’ex ambientalista per estorsione.
Lo stesso Arnone ha anche presentato personalmente una istanza di scarcerazione al Gip del Provenzano.
Giuseppe Arnone si trovava agli arresti domiciliari per l’ipotesi di reato di estorsione. Ad arrestarlo, sabato 12 novembre, sono stati i poliziotti della Squadra Mobile.
Dopo alcune notti in carcere è stato posto ai domiciliari ma da adesso si sono riaperte le porte di Petrusa.