Dalle prime ore del mattino, i carabinieri del Comando Provinciale di Catania e del Nucleo Operativo Ecologico stanno eseguendo su delega della locale Direzione Distrettuale Antimafia, un provvedimento restrittivo emesso dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale etneo nei confronti di 14 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di traffico illecito di rifiuti, estorsione e rapina, commessi con il metodo mafioso, usura, corruzione, falso in atto pubblico e traffico di influenze illecite.
Con lo stesso provvedimento è stato disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di 6 imprese e dei rispettivi beni aziendali il cui valore complessivo è stimabile in almeno 50 milioni di euro, eseguito da personale del G.I.C.O. della Guardia di Finanza
Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, hanno consentito di far emergere le condotte criminali poste in essere nel settore del traffico dei rifiuti da due imprenditori locali, padre e figlio, soggetti peraltro appartenenti a “cosa nostra” catanese legati direttamente ad un boss per il quale agivano anche quali prestanome, con la conseguente realizzazione di enormi guadagni derivanti dalla gestione e dal trattamento illecito di tonnellate di rifiuti provenienti da tutto il territorio nazionale, anche grazie alla connivenza di pubblici funzionari della Regione Sicilia deputati al rilascio delle autorizzazioni.
Questi gli arrestati: Antonino Paratore, Carmelo Paratore, Salvatore Grillo, Giuseppe Verderame, Gianfranco Cannova, Salvatore Salafia, Simone Piazza, Salvatore D’Amico, Agata Di Stefano, Antonino Di Vincenzo, Maurizio Cottone, Giuseppe Amara, Giovanni Amara, Mauro Verace.
A vario titolo, gli arrestati sono accusati di traffico illecito di rifiuti, estorsione e rapina, con l’aggravante del metodo mafioso, usura, corruzione, falso commesso dal pubblico ufficiale e traffico di influenze illecite.
Tra i destinatari del provvedimento anche l’ex dirigente regionale Gianfanco Cannova, di 59 anni, un funzionario del Comune di Mellili (Siracusa) già arrestato per tangenti, Salvatore Salafia, di 58 anni, e il dirigente del Dipartimento acque e rifiuti della Regione Siciliana Mauro Verace, di 60 anni, al quale sono stati concessi i domiciliari.
Poi c’è Mario Corradino il funzionario dell’assessorato a Infrastrutture e mobilità della Regione Siciliana indicato dalla Procura di Catania come il ‘facilitatore’ indagato per traffico d’influenza. Secondo l’accusa si sarebbe fatto promettere da uno dei due imprenditori arrestati somme di denaro per la mediazione illecita nei confronti di altri funzionari per fargli compiere un atto contrario ai loro doveri d’ufficio in favore della Cisma ambiente Spa, relativo all’ampliamento del sito della discarica di contrada Bagali a Melilli.
Nell’inchiesta ‘Piramide’ sono complessivamente 26 le persone indagate dalla Dda della Procura di Catania. Il provvedimento cautelare, eseguito da carabinieri del comando provinciale e del Noe di Catania e che dispone anche i sequestri di beni eseguiti dal Gico della Guardia di finanza, è stato firmato dal Gip Giuliana Sammartino.
“Saranno immediatamente sospesi i funzionari della Regione coinvolti nello scandalo sul traffico di rifiuti pericolosi nel catanese scoperto dai carabinieri e dalla Dda di Catania ai quali vanno il ringraziamento e le congratulazioni mie personali e dell’intero governo per il grande lavoro di pulizia che stanno facendo”. Lo dice il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta.
“Non ci troviamo di fronte alla semplice corruzione ma a un danno alla salute dei cittadini e dell’ambiente – aggiunge – Non faremo sconti, i funzionari saranno sospesi nelle more della procedura di licenziamento”.