La Guardia di finanza di Siracusa nell’ambito dell’indagine denominata ‘Port Utility’ ha eseguito sei ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip su richiesta della locale Procura, nei confronti di quattro professionisti e di due funzionari dell’Autorità portuale di Augusta, accusati di corruzione e turbativa d’asta nell’ambito delle gare d’appalto bandite dall’Autorità portuale megarese per la realizzazione di importanti opere infrastrutturali del locale porto commerciale.
Tra gli indagati c’è anche il commissario provinciale dell’Udc di Siracusa, Giovanni Magro, finito ai domiciliari. Nell’inchiesta sono rimasti coinvolti l’ingegnere Gaetano Nunzio Miceli, l’unico finito in carcere, e poi l’architetto Pietro Magro, fratello di Giovanni, due componenti dell’Autorità portuale di Augusta, Giovanni Sarcià e Venerando Toscano, e un commissario di gara, Antonino Sparatore, tutti finiti ai domiciliari. Disposte anche due misure interdittive.
Gli appalti ‘pilotati’ rientrano in quelli previsti nella ‘Scheda Grandi Progetti – Hub porto di Augusta’. Le opere sono finanziate nell’ambito della programmazione 2007/2013 con fondi Pon e ammontano a circa 100 milioni di euro.
Dalle indagini, condotte dal nucleo di Polizia economico – finanziaria sotto la direzione e il coordinamento della Procura, è emerso che le gare pubbliche bandite dall’Autorità portuale sono state turbate. I bandi e i disciplinari di gara, infatti, non venivano direttamente predisposti dai funzionari dell’Ente pubblico appaltante, ma da professionisti titolari di una società di progettazione siracusana. In alcune circostanze, alcuni commissari di gara, dopo aver svolto l’incarico di componente della commissione aggiudicatrice, ricevevano – anche con lo schermo di terzi soggetti – incarichi di consulenza dalla società che si era aggiudicata l’appalto. (segue) Attraverso la ricostruzione delle relazioni tra i tre professionisti titolari della società di progettazione e i due funzionari dell’Autorità portuale di Augusta addetti alle procedure di evidenza pubblica, è stato possibile accertare che “i tre privati ideavano i bandi e i disciplinari di gara – spiegano dalla Guardia di finanza -, mentre i responsabili unici del procedimento dell’Autorità portuale si limitavano, di fatto, alla stampa e alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale. L’illecito condizionamento delle procedure era preordinato alla pilotata aggiudicazione dell’appalto a soggetti economici con i quali i titolari dello studio di progettazione avevano già concluso ‘accordi preventivi’ finalizzati a trasferire agli stessi importanti quote di utili, attraverso apposite consulenze”. Un collaudato sistema che ha portato i professionisti ad assicurarsi consulenze per quasi 8 milioni di euro, da incassare dai vincitori delle milionarie gare d’appalto. Per la gestione dei contratti di consulenza i tre professionisti avevano creato alcune società di diritto maltese, utilizzate solo per incassare i relativi compensi. Dal lato pubblico due funzionari dell’Autorità portuale incaricati di gestire le gare di appalto hanno incassato circa 500mila euro ciascuno a titolo di incentivi per le relative attività d’istituto, attività in realtà svolte dai tre professionisti titolari dello studio di progettazione. Nei personal computer utilizzati dai privati è stata infatti rinvenuta documentazione di quasi tutte le gare di appalto bandite, nonché diversi atti dell’Autorità portuale. L’indagine tecnica sui pc ha permesso di accertare che lo studio di progettazione aveva stipulato accordi con le imprese che avrebbero vinto gli appalti ancor prima che venisse pubblicato il bando di gara. Inoltre gli stessi indagati hanno ammesso che gli atti di gara erano stati predisposti dai privati.
Figura di spicco del complesso sistema corruttivo è risultato l’ingegnere dello studio di progettazione, ‘regista’ del sistema di distribuzione degli appalti. Soci in affari, invece, gli altri titolari dello studio, un architetto e un geometra, tra loro fratelli e i due funzionari pubblici ‘piegati’ al generale sistema. Oltre a queste 5 persone, è stato arrestato per corruzione anche un altro professionista, nel ruolo di commissario di gara. Più sfumate le posizioni degli altri soggetti colpiti dal provvedimento: disposto il divieto di esercitare l’attività di ingegnere per 6 mesi nei confronti di un consulente dell’Autorità portuale e per 12 mesi nei confronti di un altro un commissario di gara. Agli indagati, a vario titolo, vengono contestati i reati di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e turbata libertà degli incanti. E’ stato disposto il sequestro di un milione di euro, anche per equivalente, in ordine ai patrimoni personali di ciascuno, comprese eventuali partecipazioni in società o enti. Sequestrata anche la società di progettazione siracusana.