Mafia, concerto neomelodico organizzato da boss in parrocchia. Il parroco: “Non sapevo chi fossero”

IL FATTO. La storia è una di quelle che, purtroppo, siamo quasi abituati a vedere in alcune zone della Sicilia e, di certo, non è questo il primo e non sarà, ahinoi, l’ultimo episodio. Spesso le funzioni religiose, gli eventi, le manifestazioni pubbliche si inseriscono in un contesto in cui esponenti delle famiglie mafiose sfruttano suddette occasioni per creare consenso, per palesare una qualche forma di potere e rispetto. E’ quello che sta avvenendo a Siracusa, dallo scorso fine settimana. Sabato 3 settembre. Viene organizzato, nella parrocchia di Bosco Minniti, un evento in cui si dovrà esibire il cantante palermitano Daniele De Martino, conosciuto dalle cronache locali e non per aver dedicato un suo “capolavoro” canoro ad un violento rapinatore chiamato “O spara spara”.

Ma le sorprese non finiscono qui.

Seppur risulti già di pessimo gusto il gesto di invitare in una esibizione un cantante che si è reso in passato protagonista di episodi come quelli appena narrati , questo di certo è l’aspetto meno fastidioso.

Infatti, basti guardare chi ha messo su questo spettacolo.

Concetto Garofalo, condannato a 8 anni e 8 mila euro ed evaso tre volte dai domiciliari cui è sempre stato rispedito e il figlio Sebastiano, Seby in locandina, condannato a 3 anni e 800 euro. Entrambi per estorsioni ai danni di commercianti, compreso Marco Montoneri, il titolare dell’autosalone oggi testimone di giustizia.

L’allarme viene lanciato dalle pagine del Corriere della Sera grazie all’intervento di Felice Cavallaro che, a sua volta, ricorda come un deputato del PD, Davide Mattiello, avrebbe provato invano fino all’ultimo, con una chiamata diretta al Prefetto di Siracusa, di far annullare l’evento, considerato come un momento rischioso in quartiere in cui l’obiettivo era quello di ingraziarsi la benevolenza popolare.

La questura di Siracusa ha monitorato l’evento, ha lasciato proseguire il concerto fra gli applausi per i boss e per Daniele De Martino.

Lasciato proseguire ma preso appunti, redatto il verbale e annotato tutto.

Ma, riporta ancora il Corriere, 48 ore dopo il concerto è diventata operativa una misura decisa dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania e sono scattate di nuovo le manette con la Squadra Mobile al lavoro per l’inchiesta che potrebbe vedere nuovamente coinvolto padre Carlo D’Antoni, parroco di Bosco Minniti (arrestato 3 anni fa con l’accusa di un traffico di falsi permessi di soggiorno e poi prosciolto) visto che il campetto del concerto è di pertinenza della parrocchia.

E adesso la Polizia vuole vederci chiaro, anche sul ruolo di padre Carlo.

Lunedì mattina, intanto, gli agenti della Squadra Mobile, hanno eseguito una misura cautelare in carcere, a carico di Concetto Garofalo, emessa dal Tribunale di Siracusa. A causa delle reiterate violazioni alla misura degli arresti domiciliari cui era sottoposto. In due occasioni, infatti, la Polizia lo ha denunciato, il 14 e il 18 aprile scorsi, per non averlo trovato in casa al momento di controlli.

Il 22 agosto, infatti, è stato arrestato dalla squadra mobile.

Dalla Dda di Catania, quindi, la richiesta di aggravamento della pena che è stata eseguita lunedì. Una misura nei confronti di Garofalo padre che sarebbe giunta a prescindere dal concerto al quale, secondo gli inquireti, lui non avrebbe partecipato ma solo curato l’organizzazione.

Quanto alla posizione del figlio, sono in corso ulteriori indagini.

La chiesa Bosco Minniti e Padre Carlo

PARLA PADRE CARLO.  Il parroco, dal canto suo, nega di conoscere che dietro il concerto neomelodico di sabato al campetto della parrocchia ci fossero Concetto Garofalo, condannato a 8 anni e 8 mila euro ed evaso tre volte dai domiciliari cui è sempre stato rispedito e il figlio Seby in locandina, condannato a 3 anni e 800 euro per estorsione. “Sono venute da me alcune persone – racconta padre Carlo – e mi hanno chiesto se avrebbero potuto utilizzare il campo sportivo per una festa di compleanno prima e per una seconda serata poi. Come nostro costume, chiunque porti qualcosa di allegro nel quartiere è bene accetto e così le due serate hanno avuto luogo, anche se non ho partecipato perché il neomelodico non è di mio gradimento. Certo, se avessi saputo allora quello che di cui sono venuto a conoscenza oggi avrei risposto di no, abbiamo intrapreso strade ben diverse, questo è scontato ma qui vengono tutti, trovano accoglienza e non è mai successo nulla”.