Livatino, quasi Santo che ci ha mandato tutti a… Canicattì
Rosario Livatino è riuscito a portare il mondo intero a parlare di lui, di come si riesca ad essere integerrimi anche a Canicattì
Canicattì si è svegliata come se fosse piena estate. Ventisei gradi e tanto scirocco hanno riscaldato le strade e le facciate della città come in una giornata estiva, magari una giornata tipica di metà settembre degli anni ’90.
Canicattì ha avuto sempre quella marcia in più, città di confine tra due province abbandonate dal resto d’Italia ha saputo comunque fare la differenza, nel bene e nel male e ieri ne ha rispolverato gli antichi fasti che l’hanno resa celebre anche tra gli insulti più coloriti nel nord del Paese.
“Vai a Canicattì” lo sentii per la prima volta su un treno che da Roma mi stava portando a Perugia quando una signora di mezza età aveva, a suo dire, mandato a quel paese un ragazzo immerso nel paesaggio che per colpa delle cuffiette non aveva sentito il suo invito a cederle il posto.
Cercai in fretta su Google e mi si aprì un mondo: per quella signora io venivo dai pressi di “quel paese”.
Anni fa, tanti ormai, Canicattì era il capolinea del ‘freccia del sud’ e per un milanese, un bolognese, un napoletano era esattamente il luogo più remoto di questa nazione stretta e lunga fatta di contraddizioni, razzismo, classismo e pizza.
Per i più, quando era vivo, Rosario Livatino era quello strano, quello che si faceva i fatti suoi e pur essendo questo dava fastidio!
Era il cocco di mamma, quello che se il padre era in macchina lui se ne stava dietro e magari con la cintura di sicurezza allacciata, emarginato, senza esagerazione, da quella buona parte di società civile che avrebbe dovuto difenderlo. Accettarlo così com’era, buono o, come si dice a queste latitudini, ‘abbunazzatu’. Ma la bontà a queste latitudini si sa, è sempre punto a sfavore. Magari sarebbe stato un buon padre di famiglia e la sua giurisprudenza, con ogni probabilità, avrebbe contribuito ad affermare quel senso del ‘pater familias’ nell’accezione più autentica del suo significato ultra legem. Alla fine, però, così come si addice agli uomini dello spessore morale di Rosario Livatino, da morto ha fatto più rumore che avrebbe fatto da vivo. È stato e continuerà ad essere un ‘morto strano: silenzioso e rigoroso, lì con mamma e papà vicini è riuscito a portare il mondo intero a parlare di lui, di come si riesca ad essere integerrimi anche a Canicattì, e, che ci crediate o no, pur essendo quasi Santo ci ha mandati, tutti… a Canicattì…
Letteralmente!