I giudici della prima sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato con a latere i giudici Giuseppa Zampino e Alessandro Quattrocchi, hanno disposto la condanna ad un anno e dieci mesi nei confronti di G.A, ex capo-area del negozio Tata del Centro Commerciale di Agrigento, accusato di violenza sessuale su una ex apprendista commessa. Le motivazioni della sentenza saranno rese note entro novanta giorni. L’accusa, sostenuta in aula dal sostituto procuratore Cecilia Baravelli, aveva chiesto la condanna a tre anni e sei mesi di reclusione.
L’ipotesi di reato iniziale – di fatto molestie sessuali – è stata riqualificata in una ben più grave ipotesi di violenza sessuale perché – secondo l’atto di accusa della Procura di Agrigento – l’ex capo “con atti insidiosi e repentini” si sarebbe reso protagonista di pesanti avance nei confronti della dipendente arrivando a palpeggiarla e toccarla durante l’orario di lavoro. La vicenda è delicata e si snoda tra il 2016 ed il 2017 che sarebbe poi il periodo in cui l’apprendista lavorava in negozio. Ed è proprio in questo arco di tempo, e sul luogo di lavoro, che sarebbero avvenuti i fatti denunciati e contestati oggi all’ex capo area. La commessa, a cui non viene rinnovato il contratto al termine dell’apprendistato, si reca dai carabinieri e presenta regolare denuncia nei confronti del suo superiore.
Qui si innesca una “guerra giudiziaria” tra le parti. Perché – parallelamente al processo che si celebra ad Agrigento – esistono altre due cause pendenti: una di lavoro contro l’azienda e un’altra, davanti il giudice di pace di Bari, in seguito alla “contro” denuncia per diffamazione presentata dall’ex capo area nei confronti dell’apprendista. L’imputato è difeso dall’avvocato Salvatore Pace mentre la persona offesa è rappresentata dall’avvocato Giovanni Crosta.