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“Sono già stati giudicati per lo stesso reato”, prosciolti cugino del boss e altri due imputati 

“La piena coincidenza tra il fatto giudicato di cui al presente procedimento e la clausola di esclusione comportano l’improcedibilità per bis in idem”. Il giudice monocratico del tribunale di Agrigento, Wilma Angela Mazzara, ha disposto il non luogo a procedere nei confronti di tre persone accusate di ricettazione. Si tratta di Raffaele Salvatore Frapagane, 47 anni, cugino del boss di Cosa nostra Francesco Fragapane; Alfonso Savarino, 54 anni, di Agrigento; Domenico Giarra, 30 anni, di Santo Stefano Quisquina (difesi rispettivamente dagli avvocati Giuseppe Barba, Antonio Pecoraro e Giuseppe Zucchetto e Ignazio Sbalanca).

La vicenda scaturisce dalla sparizione dell’incasso di tre slot machines e del relativo cambiamonete avvenuta ai danni di un bar di Santa Elisabetta nel luglio 2016. I tre erano finiti a processo per la sola contestazione di furto, venendo prosciolti con una sentenza già passata in giudicato nel maggio dello scoro anno per remissione tacita della querela (il denunciate non si presentò al processo). La procura di Agrigento aveva però contestato anche l’accusa di ricettazione e disposto la citazione a giudizio di tutti gli imputati aprendo così un nuovo procedimento a loro carico. Il tribunale, chiamato a valutare la nuova contestazione, ha però disposto il proscioglimento dei tre per il principio del “bis in idem” che sancisce il divieto di nuovo giudizio per l’imputato assolto o condannato in via definitiva per lo stesso fatto, anche se considerato diversamente per titolo, grado o circostanze.