Si esercitavano in improvvisati poligoni di tiro nelle campagne e con spregiudicatezza parlavano tra di loro di armi, arrivando persino ad andare in giro per le strade del paese armati.
E’ uno dei retroscena dell’operazione antimafia ‘Primavera’ eseguita dai carabinieri del Comando provinciale di Enna nel territorio del Comune di Pietraperzia. Dieci le persone finite in carcere che dovranno rispondere a vario titolo di associazione di tipo mafioso finalizzata alla commissione di estorsioni, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione illegale di armi e munizioni. Le indagini, che si sono avvalse di intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno anche permesso di documentare, oltre alla disponibilità di armi, la continua programmazione di attività criminali (rapine, estorsioni, traffici di droga, attentati e danneggiamenti), il controllo delle ‘attività’ della criminalità comune e la disponibilità a intervenire per dirimere qualsiasi controversia tra privati cittadini utilizzando “la forza persuasiva che promana dall’appartenenza a Cosa Nostra” spiegano gli investigatori.
In manette nell’ambito dell’operazione antimafia ‘Primavera’ eseguita dai carabinieri del Comando provinciale di Enna sono finite 10 persone: Liborio Bonfirraro, 56 anni; Salvatore Bonfirraro, 48 anni; Salvatore Calvino, 37 anni; Vincenzo Capizzi, 37 anni; Claudio Di Blasi, 38 anni; Giuseppe Marotta, 57 anni; Vincenzo Monachino, 49 anni; Giuseppe Piccicuto, 48 anni; Calogero Siciliano, 44 anni; e Filippo Viola, 50 anni.
Tutti devono rispondere a vario titolo di associazione di tipo mafioso finalizzata alla commissione di estorsioni, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione illegale di armi e munizioni.
I provvedimenti di custodia cautelare in carcere sono stati emessi dal Gip di Caltanissetta su richiesta del procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia, Gabriele Paci, e del sostituto Santo Roberto Condorelli.
Le indagini, condotte dai militari della Compagnia di Piazza Armerina tra aprile del 2011 e dicembre del 2013, anche grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno permesso di ricostruire le dinamiche mafiose nel comune di Pietraperzia.
”E’ stata azzerata la capacità della locale famiglia – spiegano gli investigatori dell’Arma -, a capo della quale c’erano i fratelli Giovanni e Vincenzo Monachino, il primo al momento sottoposto al regime della libertà vigilata ed entrambi in passato già condannati per associazione a delinquere di tipo mafioso”.
L’operazione rappresenta un ennesimo duro colpo a Cosa Nostra nella Provincia di Enna, in parte già ridimensionata a seguito di vari arresti avvenuti tra il 2000 ed il 2010. In manette allora finirono i vertici storici, rendendo necessario un riassetto della famiglia, con “una precisa ridistribuzione delle attività criminali in capo a Marotta, Piccicuto e Capizzi”.
Le indagini hanno consentito di ricostruire una richiesta estorsiva per svariate magliaia di euro ai danni di un’impresa edile aggiudicataria di un appalto pubblico del valore di 6 milioni di euro, riguardante la manutenzione dell’autostrada A19. Inoltre, è stata riscontrata, spiegano gli investigatori, l’imposizione dell’assunzione di alcuni soggetti appartenenti o vicini alla famiglia mafiosa di Pietraperzia, ai danni di una ditta aggiudicataria di vari appalti pubblici per il rifacimento della rete idrica di alcuni Comuni della Provincia di Enna