Sulla pistola Beretta trovata nel laghetto del Parco di San Valentino di Pordenone utilizzata per commettere l’omicidio della coppia di fidanzati Teresa Costanza e Trifone Ragone non sono state trovate tracce utili di Dna, a causa della sua permanenza in acqua. E’ quanto emerso oggi dalla testimonianza del capitano del Ris di Parma, sezione biologia, Nicola Staiti, nel corso della nona udienza del processo in Corte d’Assise a Udine a carico di Giosue’ Ruotolo. Il capitano ha spiegato anche che le analisi effettuate su una serie di tamponi eseguiti in casa e sull’auto di Ruotolo e una serie di oggetti sequestrati sempre all’indagato e’ stato rinvenuto il suo dna, mentre quelle su un barattolo trovato sotto l’auto dei fidanzati hanno fatto emergere il profilo del dna di Trifone Ragone. La Corte di Assise ha ascoltato anche il luogotenente dei Carabinieri dei Ros di Udine Paolo Tommasi che ha ricostruito gli spostamenti della coppia di fidanzati il giorno dell’omicidio, tramite il gps della Suzuki Alto e delle immagini delle telecamere di sorveglianza. La sua testimonianza si e’ soffermata sulle immagini delle telecamere che riprendono il percorso dell’Audi A3 di Ruotolo, sul cui lunotto e’ stato notato un pupazzetto e un tagliando assicurativo che hanno consentito agli investigatori di identificare la vettura, insieme al fascio di luce prodotto dal fanale anteriore destro e al fanale posteriore sinistro oscurato. “Con l’ultima testimonianza di Tommasi e’ emerso che un quarto d’ora prima del fatto e un quarto d’ora dopo le telecamere hanno ripreso l’unica Audi che e’ quella dell’odierno imputato. Credo che questo sia l’elemento piu’ forte della giornata”, ha detto l’avv. Nicodemo Gentile, uno dei legali che tutela gli interessi dei familiari delle vittime. Per il legale, invece, l’assenza di tracce biologiche sui reperti “non e’ un elemento ostativo a dichiarare la sua responsabilita’”. Il processo riprendera’ lunedi’ con le testimonianze dell’amiche di Rosaria Patrone, la fidanzata di Ruotolo.