Il ruolo di capo assoluto di Cosa Nostra non sembra essere rivestito in questo momento da Matteo Messina Denaro”. Così il procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Lo Voi, in Commissione Antimafia. “In questo momento probabilmente non c’è il capo assoluto dentro Cosa Nostra: questo per certi versi però rafforza la struttura classica, storica, di Cosa Nostra che non prevede il capo assoluto ma l’incontro delle espressioni, una collegialità mobile”.
Quanto a Matteo Messina Denaro, “Ci si trova di fronte a un latitante diverso da quello a cui eravamo abituati prima. È un latitante sui generis che controlla il suo territorio che non per questo sta permanentemente sul suo territorio; è un latitante che continua a utilizzare i pizzini per lo scambio delle informazioni ma non escludiamo utilizzi sistemi di comunicazione più tecnologici e molto meno controllabili è un latitante mobile sul territorio nazionale e anche al di fuori. Le attività per la sua cattura sono difficili, estremamente complesse e vedono impegnato il meglio delle forze di polizia che abbiamo in Italia in un gruppo interforze che sta lavorando senza tralasciare nulla”. Quanto alle coperture di cui il boss sta godendo, per il procuratore di Palermo “nascono da ipotesi investigative che fanno ritenere che 23 anni di latitanza è difficile reggerli senza un qualche appoggio che non deve essere per forza di altissimo livello e che contestualmente sulla base di elementi su cui si sta lavorando ci fanno ritenere che non siano neanche di basso livello: professionisti, imprenditori, persone collegate a determinati ambienti, non esclusa la Massoneria”.
Lo Voi sulla mafia. “Se mi chiedeste di fare una mappa aggiornata, parlo di Palermo, dei mandamenti e delle famiglie, avrei qualche difficoltà perché, secondo le indagini, è legata alla specifica forza e autorevolezza del personaggio che si trova a dirigere una delle famiglie o dei mandamenti. Se rientra in campo un soggetto autorevole, si riarticola l’assetto territoriale. Ecco perché l’essenza di Cosa Nostra con il mantenimento delle sue regole, delle strutture, dei percorsi decisionali, si coniuga con questa loro flessibilità. Noi dobbiamo reagire con pari flessibilità di intervento. Ciò rende più difficili le indagini”, ha proseguito Lo Voi. “Quella scomposizione e ricomposizione di cui parlavo è legata alla specifica forza e alla autorevolezza del personaggio che si trova a dirigere una delle famiglie o uno dei mandamenti. Lo spostamento della sede del mandamento da una famiglia all’altra è effetto di una scelta non territoriale ma personale”, ha concluso.