Sei condanne diventano definitive, altre quattro invece vengono annullate con un nuovo processo che si dovrà celebrare davanti altra sezione della Corte di Appello. Due gli imputati immediatamente scarcerati per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Lo ha disposto la prima sezione penale della Cassazione nell’ambito del processo Assedio-Halycon, l’indagine che ha fatto luce sulla mafia di Licata e sugli intrecci “pericolosi” con politica, imprenditoria e massoneria.
I giudici ermellini, accogliendo il ricorso della difesa, hanno annullato le condanne nei confronti di Lucio Lutri, 64 anni, funzionario regionale gran maestro della massoneria, e Angelo Lauria, 49 anni, farmacista di Licata. Entrambi, condannati in Appello ad otto anni di reclusione, sono stati scarcerati. Il primo è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa per aver “acquisito e veicolato agli appartenenti alla famiglia mafiosa informazioni riservate circa l’esistenza di attività di indagine a loro carico”; il secondo, invece, è ritenuto un membro della famiglia mafiosa di Licata. Per loro si dovrà celebrare un nuovo processo. Condanne annullate (limitatamente alla quantificazione della pena) anche per Raimondo Semprevivo, 50 anni, braccio destro del boss Occhipinti nonché ex genero e Giuseppe Puleri, 49 anni, ritenuto membro della famiglia mafiosa di Campobello di Licata, limitatamente al diniego delle circostanzi attenuanti generiche.
Diventano, invece, definitive sei condanne: 20 anni e 4 mesi ad Angelo Occhipinti, ritenuto il nuovo boss di Licata; 8 anni a Vito Lauria, 52enne tecnico informatico, massone, figlio del boss Giovanni (alias “u prufissuri”); Angelo Graci 2 anni e 6 mesi di reclusione per favoreggiamento personale aggravato; 8 anni e 10 mesi di reclusione a Giovanni Mugnos, bracciante agricolo, 56 anni, ritenuto “l’alter ego” del boss Giovanni Lauria; 2 anni e 4 mesi, invece, per l’elettrauto Marco Massaro, 38 anni, accusato di favoreggiamento aggravato per avere rivelato a Mugnos dell’esistenza di microspie all’interno della sua auto. Gli imputati dovranno anche risarcire le parti civili – Sicilindustria e Centro culturale Pio La Torre – con 10 mila euro a testa. Nell’inchiesta era rimasto coinvolto anche l’ex consigliere comunale di Licata, Giuseppe Scozzari, la cui posizione era stata stralciata. Scozzari, quattro settimane fa, è stato arrestato in seguito alla condanna definitiva a quattro anni e undici mesi di reclusione per scambio elettorale politico mafioso.Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Giuseppe Barba, Giovanni Castronovo, Francesco Bertorotta,Giuseppe Glicerio, Claudio Gallina,Valerio Spigarelli,Giuseppe Di Peri.