Giudiziaria

L’omicidio dell’ex impiegato comunale di Raffadali, 30 anni di carcere ad Angelo D’Antona

Il pensionato venne ucciso il 2 dicembre 2011 nelle campagne di contrada Modaccamo a Raffadali

Pubblicato 1 giorno fa

Trent’anni di reclusione con il riconoscimento dell’aggravante della premeditazione. La Corte di assise di Appello di Palermo ha condannato Angelo D’Antona, 39 anni, di Raffadali, per l’omicidio dell’ex impiegato comunale Pasquale Mangione. Il pensionato venne ucciso il 2 dicembre 2011 nelle campagne di contrada Modaccamo. I giudici erano chiamati, per la seconda volta, a giudicare la posizione di D’Antona limitatamente all’aggravante della premeditazione, circostanza che invece era stata esclusa nel precedente grado di giudizio comportando così il dimezzamento della condanna in favore dell’imputato. In primo grado il gup del tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, aveva inflitto 30 anni. Condanna che era poi stata dimezzata dalla Corte di Appello di Palermo che aveva escluso la premeditazione. La Cassazione ha così poi annullato quest’ultimo verdetto disponendo un nuovo processo che adesso si è concluso con il riconoscimento dell’aggravante.

Angelo D’Antona è ritenuto uno degli esecutori materiali del delitto. Un vero e proprio cold case portato alla luce a distanza di nove anni dall’omicidio grazie (anche) alla collaborazione di uno degli organizzatori dell’agguato. Sono state infatti le dichiarazioni di Antonino Mangione, che avrebbe partecipato alla fase organizzativa dell’agguato, a dare una svolta alle indagini della Squadra mobile di Agrigento. Ad uccidere l’ex impiegato comunale sarebbero stati Angelo D’Antona e Roberto Lampasona. Antonino Mangione, condannato a 10 anni di reclusione con i benefici della collaborazione, curò invece la fase preliminare. Il movente non è mai stato del tutto chiarito anche se, come emerso dalle indagini, sarebbe da ricondurre in particolari “attenzioni” rivolte dalla vittima ad altre donne al di fuori del matrimonio.

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