Altre dieci misure cautelari sono state eseguite questa mattina dai carabinieri del Comando provinciale di Agrigento nell’ambito dell’inchiesta sull’incendio doloso al deposito di rifiuti della ditta Omnia di Licata. Si tratta degli indagati sottoposti nelle scorse settimane al cosiddetto “interrogatorio preventivo”, vale a dire un passaggio preliminare prima dell’eventuale applicazione di misure cautelari. Misure che sono arrivate all’alba di oggi su disposizione del gip Micaela Raimondo che ha accolto la richiesta del pm Alessia Battaglia. Per quattro indagati si sono aperte le porte del carcere, altri due sono finiti invece ai domiciliari. I carabinieri hanno poi eseguito tre obblighi di dimora e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Gli indagati: Giuseppe Salvatore Barbera, 60 anni, di Campobello di Licata; Gioconda Stemma, 52 anni, di Campobello di Licata; Nicola Bostan, 39 anni, residente a Ravanusa; Francesco Salamone, 23 anni, di Ravanusa; Mario Antona, 24 anni, di Ravanusa; Marian Alexandru Buluc, 23 anni, residente a Ravanusa; Ion Acatrinei, 43 anni, residente a Ravanusa; Giuseppe Galiano, 47 anni, di Ravanusa; Giovanni Galiano, 21 anni, di Ravanusa; Domenico Messana, 30 anni, di Campobello di Licata;
Le nuove misure cautelari si aggiungono a quelle scattate nelle scorse settimane quando i carabinieri arrestarono Carmelo D’Antona, 39 anni, di Ravanusa, Cristoforo Famà, 41 anni, di Licata, e Mario Antona, 24 anni, di Ravanusa. Ai primi due è contestata la progettazione e l’esecuzione dell’incendio mentre al terzo il reato di estorsione. La vicenda è legata al maxi incendio nel deposito di rifiuti dell’impresa Omnia, avvenuto alle fine dello scorso gennaio nella periferia di Licata. Il rogo, domato soltanto dopo alcune settimane di incessanti operazioni, provocò un grave danno ambientale che impose al sindaco anche l’adozione di misure drastiche come la chiusura delle scuole cittadine. L’inchiesta, durata oltre dieci mesi, ha fatto luce non soltanto sull’incendio alla Omnia ma anche su uno spaccato di criminalità e violenza tra Ravanusa, Licata e Campobello di Licata.