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La mafia di Santa Margherita Belice, le minacce al custode della diga Arancio: “Me la prendo con te..”

Sono uscito ora di galera e mi voglio godere a mia moglie e ai miei figli e non voglio più perdere la libertà..me la prendo pure con te.. vacci..”. È il 29 gennaio 2020 e viene intercettata questa telefonata. A parlare è Pasquale Ciaccio, volto noto della mafia di Santa Margherita Belice, in quel momento appena tornato in libertà dopo aver scontato oltre dodici anni di carcere nell’ambito dell’operazione Scacco Matto. Dall’altra parte della cornetta c’è un impiegato dell’assessorato regionale “Acque e rifiuti”, custode della diga del lago Arancio. I toni sono accesi, qualcosa non va a genio a Ciaccio.

Il pastore margheritese, che voleva esercitare un potere esclusivo in assenza di un legittimo diritto, intima al dipendente pubblico di intervenire immediatamente nei confronti di un altro pastore che ha “osato” pascolare il proprio gregge in un terreno vicino il lago. “Mi sto rivolgendo a te perchè so da fonte che l’hai strunzuliato” (sponsorizzato) tu..” E ancora: “Ora quella creatura ha portato da questa parte le mucche e gli porta il fieno e lui fa andare le pecore ovunque.. gentilmente.. gentilmente te lo sto dicendo..perchè sono uscito dalla galera e mi voglio godere a mia moglie e ai miei figli e non voglio perdere più la libertà..Ci devi andare e gli dici che c’è la rete e pecore dall’altra parte non ce ne deve fare andare..”.

La telefonata, secondo quanto ricostruiscono gli inquirenti, ha avuto gli effetti sperati. Dopo un’ora, infatti, Ciaccio veniva contattato dal pastore in questione che lo rassicura: “Pasquà puoi stare tranquillo che quello che si è pattuito è.. puoi stare tranquillo”. Pasquale Ciaccio è stato arrestato questa mattina dagli agenti della Squadra mobile di Agrigento insieme ad altre quattro persone (https://www.grandangoloagrigento.it/apertura/colpo-alla-mafia-di-santa-margherita-belice-5-arresti) con le accuse di violenza privata ed estorsione.

Il gip Filippo Serio, nell’ordinanza di custodia cautelare, scrive: “Ad avviso del giudice nei fatti così ricostruiti si ravvisano tutti gli estremi di integrazione dei reati di violenza privata e di estorsione contestati. Come rappresentato, Ciaccio Pasquale ha minacciato in maniera esplicita —- costringendolo a intervenire nei confronti del pastore — e indurlo a non pascolare i greggi in un determinato terreno. Anche in questo caso, Ciaccio Pasquale si avvaleva della capacità di intimidazione derivante dalla sua riconosciuta appartenenza criminale. Le intercettazioni rivelano che anche —- si piegava supinamente alla volontà di Ciaccio Pasquale rivelando una posizione di assoluta soggezione  tanto da ubbidire al volere di Ciaccio Pasquale benché questi non vantasse alcun diritto legittimo sui terreni in cui — aveva portato a pascolare il bestiame.