Scattano sette arresti per dieci agguati e tredici omicidi avvenuti nell’ambito delle guerra di mafia che si e’ consumata negli anni Novanta nel Barcellonese, in provincia di Messina. Nel corso delle indagini e’ inoltre emerso che taluni omicidi erano stati decretaI carabinieri del Ros, con il supporto del Comando provinciale di Messina e del 12 Nucleo Elicotteri carabinieri di Catania, hanno dato esecuzione all’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari, su richiesta della procura, che dispone la custodia cautelare in carcere nei confronti di 7 persone, 6 dei quali appartenenti o indiziati di appartenere alla famiglia mafiosa barcellonese. A vario titolo contestati i reati di omicidio premeditato aggravato del metodo mafioso, commesso al fine di agevolare le attivita’ dell’associazione di stampo mafioso dei Barcellonesi, operante a Barcellona Pozzo di Gotto e sulla fascia tirrenica della Provincia di Messina.
L’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e dai sostituti della Dda Fabrizlo Monaco e Francesco Massara ha ricostruito una serie di fatti di sangue che hanno insanguinato quel territorio dal 1992 al 1998. I nomi degli arrestati sono in molti casi gia’ noti come Giuseppe Gullotti, a lungo considerato al vertice del gruppo dei barcellonesi e Salvatore Sam Di Salvo. Ci sono anche Nicola Cannone, Stefanio Genovese , Giuseppe Isgro’, Carmelo Mastroeni e Vincenzo Miano. Le indagini hanno avuto il contributo del collaboratore di giustizia Salvatore Micale, le sue dichiarazioni si sono aggiunte a quelle di altri collaboratori di giustizia che gia’ avevano parlato di alcuni omicidi. In molti casi si tratta di omicidi per regolamenti di conti interni per comportamenti non graditi dall’organizzazione.
Il provvedimento scaturisce da indagini avviate nel gennaio 2023 dai carabinieri del Raggruppamento operativo speciale su delega della Dda. E’ emerso come gli arrestati, alcuni gia’ condannati con sentenza definitiva per essere capi e promotori dell’associazione di stampo mafioso dei Barcellonesi, abbiano preso parte, come mandanti o esecutori materiali, a una serie di omicidi avvenuti nell’ambito della cruenta guerra di mafia esplosa negli anni Novanta nella provincia di Messina. Sono in tutto 13 gli omicidi, tra questi anche alcuni casi di lupara bianca. In alcuni casi si scava ancora per ricercare i resti delle vittime, per altri omicidi ci sono gia’ condanne definitive. Si tratta degli omicidi di Angelo Ferro avvenuto il 27 maggio 1993 a Milazzo, del duplice omicidio di Antonino Accetta e Giuseppe Pirri rinvenuti cadaveri nel cimitero di Barcellona Pozzo di Gotto il 21 gennaio 1992 e uccisi il giorno precedente; l’omicidio di Carmelo Ingegneri, avvenuto l’11 luglio 1992 a Barcellona Pozzo di Gotto, l’omicidio di Francesco Longo, avvenuto la sera del 28 dicembre 1992 a Barcellona Pozzo di Gotto; l’omicidio di Aurelio Anastasi avvenuto il 4 gennaio 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto.
Ci sono casi di lupara bianca come l’omicidio di Giuseppe Italiano, avvenuto in epoca prossima al 24 febbraio 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto; e l’omicidio di Giuseppe Porcino avvenuto in epoca prossima al 18marzo 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto. Sono in corso attivita’ di scavi per la ricerca dei resti di Porcino da parte dei Ros e dei vigili del fuoco. Altro episodio e’ l’attentato avvenuto il 4 settembre 1993, ancora a Barcellona Pozzo di Gotto che causo’ la morte immediata di Sergio Raimondi e Giuseppe Martino e quella successiva di Giuseppe Geraci, deceduto il 26 aprile 1994. Per questo fatto di sangue nel 2022 c’e’ stata la condanna definitiva dell’ergastolo per uno degli esecutori materiali nell’ambito di un altro procedimento; l’omicidio di Giuseppe Abbate, avvenuto la sera del 16 febbraio 1998 a Barcellona Pozzo di Gotto; l’omicidio di Fortunato Ficarra, avvenuto l’1 luglio 1998 a Santa Lucia del Mela. Per questo omicidio sono stati condannati, con sentenza passata in giudicato nel 2022, in un altro procedimento in cinque. Le indagini, che si sono avvalse anche delle recenti dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Micale, gia’ appartenente al gruppo mafioso dei Barcellonesi, hanno accertato che gli indagati avrebbero partecipato, con differenti ruoli, ai 10 agguati, tutti eseguiti con le classiche metodologie mafiose utilizzando armi da fuoco e cogliendo di sorpresa le 13 vittime che avevano un’eta’ compresa tra i 21 ed 1 55 anni. Nel corso delle indagini e’ inoltre emerso che alcuni omicidi erano stati decretati dai vertici della famiglia mafiosa Barcellonese per punire dei ragazzi che avrebbero commesso furti o spacciato sostanze stupefacenti senza aver ricevuto una preventiva autorizzazione da parte dell’associazione, comportamenti considerati un affronto e una sfida ai vertici del clan.