Giudiziaria

Il vicepresidente del consiglio è imputato: Comune di Canicattì si costituisce parte civile 

Il sindaco aveva chiesto le dimissioni del vicepresidente del consiglio comunale, oggi il Comune si è costituito parte civile nel processo

Pubblicato 16 ore fa

Non meno di un mese fa il sindaco di Canicattì, Vincenzo Corbo, aveva chiesto apertamente le dimissioni del vicepresidente del consiglio comunale, Giuseppe Alaimo, per il suo coinvolgimento nell’inchiesta Ianus. Questa mattina il comune di Canicattì, tramite l’avvocato Ettore Barcellona, è stato ammesso tra le parti civili nel procedimento a carico di sessantacinque persone. Tra queste, come detto, vi è anche il vicepresidente Alaimo. Sul giovane politico, in quota Democrazia Cristiana, pende una richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta con l’accusa di detenzione illecita di sostanze stupefacenti con l’aggravante di aver favorito l’associazione mafiosa. Oltre al Comune di Canicattì hanno chiesto e ottenuto la costituzione di parte civile il Comune di Gela, il Coordinamento Antiracket ed antiusura, il Ministero dell’Interno e l’associazione antiracket “Legalità per la Sicilia”. L’udienza preliminare, che si celebra nell’aula bunker di Caltanissetta davanti il gup Lorena Santacroce, entra nel vivo. Molti degli imputati hanno formalizzato oggi la richiesta di rito abbreviato mentre per alcuni di loro è stata accolta l’eccezione sollevata dai difensori che lamentavano errori nella notifica di chiusura indagini. Bisognerà attendere ancora qualche udienza – quattro quelle già messe in calendario – per conoscere le determinazioni del giudice. Un primo scossone è comunque arrivato dai pm Claudia Pasciuti, Nadia Caruso e Stefano Strino con il deposito di quattro verbali del nuovo collaboratore di giustizia Orazio Calogero Peritore, noto pusher di Gela nonché profondo conoscitore di ambienti legati al mondo del traffico di stupefacenti. Si torna in aula il 22 febbraio. 

GLI IMPUTATI

Giuseppe Tasca, 53 anni, di Gela; Ignazio Agrò, 66 anni, di Racalmuto; Alberto Vincenzo Alabisio, 26 anni, di Gela; Giuseppe Alaimo, 31 anni, di Canicattì; Massimiliano Astauti, 41 anni, di Gela; Gianluca Attardo, 44 anni, di Agrigento; Salvatore Azzarelli, 28 anni, di Gela; Giuseppina Bonanno, 59 anni, di Gela; Giuseppe Borgese, 29 anni, di Cinquefondi; Salvatore Castorina, 42 anni, di Catania; Giuseppe Benedetto Curvà, 39 anni, di Gela; Alberto Pasquale Di Dio, 32 anni, di Vittoria; Crocifisso Di Gennaro, 44 anni, di Gela; Giacomo Di Noto, 44 anni, di Gela; Giuseppe Domicoli, 36 anni, di Gela; Graziana Domicoli, 34 anni, di Gela; Maurizio Domicoli, 59 anni, di Gela; Vincenzo Donzella, 39 anni, di Gela; Ivan Escobar Buritica, 32 anni, nato in Colombia; Dario Gagliano, 35 anni, di Gela; Gioacchino Giorgio, 39 anni, di Licata; Rosario Greco, 58 anni, di Gela; Rocco Grillo, 33 anni, di Gela; Manuel Ieva, 45 anni, di Gela; Giuseppa Lauretta, 53 anni, di Gela; Angelo Lorefice, 36 anni, di Vittoria; Daniele Mangiagli, 39 anni, di Catania; Luca Marino, 43 anni, di Catania; Loredana Marsala, 44 anni, di Canicattì; Marius Vasile Martin, 34 anni, residente a Canicattì; Vincenzo Mazzola, 25 anni, di Palermo; Salvatore Mezzasalma, 59 anni, di Gela; Diego Milazzo, 41 anni, di Canicattì; Diego Milazzo, 31 anni, di Licata; Morena Milazzo, 39 anni, di Canicattì; Orazio Monteserrato, 34 anni, di Vittoria; Salvatore Nocera, 37 anni, di Gela; Mohamed Matar Assan Omar, 39 anni, nato in Egitto; Nicola Palena, 44 anni, di Gela; Fabio Palumbo, 46 anni, di Gela; Emanuele Pantano, 42 anni, di Ficarazzi; Andrei Pascal, 40 anni, nato in Romania; Giuseppe Pasqualino, 34 anni, di Gela; Alessandro Emanuele Pellegrino, 35 anni, di Gela; Alessandro Peritore, 33 anni, di Gela; Calogero Orazio Peritore, 41 anni, di Gela; Mirko Salvatore Rapisarda, 33 anni, di Gela; Dario Rinzivillo, 38 anni, di Vittoria; Antonio Rapicavoli, 48 anni, nato in Belgio; Giovanni Rinzivillo, 37 anni, di Gela; Rocco Rinzivillo, 47 anni, di Gela; Rocco Rinzivillo, 36 anni, di Gela; Samuele Rinzivillo, 42 anni, di Gela; Vincenzo Romano, 38 anni, di Gela; Vincenzo Scerra, 29 anni, di Gela; Carmelo Scilio, 51 anni, di San Giovanni Galermo; Filippo Scordino, 36 anni, di Catania; Giuliano Giovanni Scordino, 29 anni, di Catania; Luigi Scuderi, 37 anni, di Catania; Giuseppe Sicurezza, 25 anni, di Catania; Giuseppe Sinatra, 30 anni, di Vittoria; Antonio Solazzo, 37 anni, nato in Belgio; Salvatore Taormina, 53 anni, di Belmonte Mezzagno; Giuseppe Terrasi, 46 anni, di Agrigento; Giuseppe Verdelli, 48 anni, di Palermo.

LE DIFESE

A comporre il collegio difensivo gli avvocati Giuseppe Barba, Calogero Meli, Salvatore Pennica, Giovanni Salvaggio, Teresa Alba Raguccia, Giuseppe Vinciguerra, Antonio Montana, Giacinto Paci, Ninni Giardina, Calogero Lo Giudice, Paolo Ingrao, Gioacchino Mulè, Giuseppe Bongiorno, Danilo Tipo, Rosalia Comandatore, Giuseppe D’Acquì, Rosario Prudenti, Davide Limoncello, Luca Cianferoni, Emanuela Lanzafame, Giovanni Lomonaco, Carmelo Tuccio, Flavio Sinatra, Raffaella Nastasi, Cristina Alfieri, Adriana Vella, Maria Caterina Caltabiano, Fabrizio Bellavista, Gioacchino Marletta, Giuseppe Cascino, Antonio Montana, Salvatore Macrì, Riccardo Bellotta, Matteo Anzalone, Rocco Cutini, Filippo Di Mauro, Alfonso Abate, Vania Giamporcaro, Angelo Cafà, Carmelo Terranova, Adriano Falzone, Giuseppe Rapisarda, Andrea Maria Gianninò, Rosanna D’Arrigo, Salvatore Pace, Dario Polizza Favarolo, Salvatore Pappalardo, Salvatore Burzillà, Domenico Cacocciola, Armando Crini.

L’OPERAZIONE IANUS

Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Caltanissetta, iniziate alla fine del 2018, hanno consentito di tracciare le linee operative di cosa nostra in territorio gelese, acclarando ancora una volta la piena operatività dei due gruppi che animano la suddetta consorteria mafiosa nel territorio, ovvero il gruppo Rinzivillo e il gruppo Emmanuello (da qui il nome dell’operazione, “Ianus”: una delle divinità più antiche, solitamente raffigurata con due volti cosiddetto Giano Bifronte, proprio a sottolineare i due volti di cosa nostra). L’indagine dei poliziotti della Squadra Mobile, S.I.S.C.O. Caltanissetta e Commissariato di P.S. di Gela – ha consentito di far emergere gravi indizi anche in ordine agli ingenti investimenti dell’organizzazione mafiosa cosa nostra operante a Gela nella realizzazione di serre finalizzate alla coltivazione di marijuana; al contempo avrebbe utilizzato tale tipologia di droga come merce di scambio per ottenere sostanze stupefacenti di altro genere quale cocaina, dalle organizzazioni criminali reggine e catanesi. In dettaglio, tra cosa nostra gelese e soggetti legati alla ‘ndrangheta calabrese e, segnatamente, alla ‘ndrina Longo di Polistena, nonché con esponenti della criminalità organizzata catanese, il traffico di droga si sostanziava per i gelesi nell’importazione di cospicui quantitativi di cocaina e hashish e nell’esportazione di sostanza stupefacente del tipo marijuana.  Ciò è stato ricostruito in forza delle emergenze investigative tratte dal contenuto delle intercettazioni di conversazioni tra gli odierni indagati ed ha trovato riscontro in numerosi sequestri di marijuana il cui quantitativo complessivo si attesta su 1000 kg circa di stupefacente del tipo marijuana; inoltre, secondo una stima fatta proprio dagli stessi indagati nel corso delle conversazioni captate, il quantitativo settimanale di sostanza stupefacente immessa sul mercato si aggirava intorno a 1 o 2  kg di cocaina, con conseguenti cospicui guadagni per milioni di euro. L’indagine ha altresì fatto luce anche in ordine ai rapporti tra cosa nostra e l’altra organizzazione mafiosa operante a Gela e segnatamente la stidda, censendo taluni incontri tra i rispettivi vertici. Durante l’attività investigativa emergeva la disponibilità di armi ed esplosivi da parte dei sodali. Al fine di scongiurare il verificarsi di gravi fatti reato era tratto in arresto uno degli indagati, in quanto trovato in possesso di un ordigno rudimentale, che gli artificieri della Polizia di Stato, prontamente intervenuti, facevano brillare in piena sicurezza. La pericolosità presunta di alcuni degli indagati, oltre che dalla detenzione delle armi, emergeva anche dal tenore delle conversazioni captate. Oltre alle misure cautelari, la Polizia di Stato ha proceduto al sequestro preventivo di una villa con piscina sita a Gela ed un’auto di grossa cilindrata, beni riconducibili a taluno degli indagati.

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