Il femminicidio di Lorena Quaranta, il papà Enzo: “La vera pena è l’ergastolo, mi affido ai giudici”
Il padre di Lorena Quaranta, la ragazza di Favara uccisa dal fidanzato, parla ai microfoni di Tv7 e lancia un appello ai giudici
“La vera pena è l’ergastolo. Qual è la pena? Che esce e si fa una nuova vita? E la vita che ha tolto?”. A parlare è Vincenzo Quaranta, papà di Lorena, la ventisettenne favarese brutalmente uccisa dal fidanzato nel marzo 2020 in un appartamento di Furci Siculo, nel messinese. Enzo, intervistato da Maria Grazia Mazzola per TV7, lo speciale del Tg1, ripercorre il tortuoso iter giudiziario che – a distanza di quasi cinque anni dal femminicidio – ha portato la Cassazione ad annullare l’ergastolo a De Pace e chiedere un nuovo processo per valutare la concessione delle attenuanti per un eventuale “stress da covid”.
L’infermiere calabrese è stato condannato al carcere a vita in primo e secondo grado salvo poi l’intervento della Corte di Cassazione che ha annullato il verdetto limitatamente alla concessione delle attenuanti. Due settimane fa, nel nuovo processo che si sta celebrando davanti la Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria, la procura generale ha reiterato la richiesta di condanna per De Pace: niente ergastolo ma 24 anni di carcere con il riconoscimento delle ormai note attenuanti. E papà Enzo lancia un appello proprio ai giudici che il prossimo 27 novembre emetteranno la sentenza: “La risposta non la devono dare solo le donne che lottano ogni giorno ma anche i tribunali, si deve fare giustizia. Mi affido alla Corte di Reggio Calabria che peraltro è presieduta anche da una donna”.
Per Enzo Quaranta è inconcepibile il pensiero che l’ex fidanzato avesse agito perchè “stressato” dal covid: “Ha agito con ferocia, l’ha strangolata e colpita con una lampada anche sui denti – dice Enzo – il mostro ce lo aveva già dentro, non era né malato né stressato. Usciva ogni sera, si divertiva, giocava con la playstation.” Il padre ripercorre poi la figura di Lorena, uccisa ad un passo dal suo sogno, quello di diventare medico: “Già da piccola era la colonna portante della famiglia, aveva le idee e un obiettivo ben chiaro. Quando è stata uccisa aveva già la tesi pronta.” Infine l’appello ai giudici: “Mi affido a loro, giustizia per Lorena”.