Giudiziaria

“Estorsione con metodo mafioso”, meccanico lascia il carcere dopo nove mesi

Il 35enne canicattinese lascia il carcere e va ai domiciliari con braccialetto elettronico: è imputato insieme ad altre due persone per estorsione aggravata

Pubblicato 2 giorni fa

Arrestato e finito a processo con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso lascia il carcere dopo nove mesi e viene posto ai domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico. Lo hanno disposto i giudici della seconda sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta da Wilma Angela Mazzara, nei confronti di Antonio La Marca, 35 anni, meccanico di Canicattì. Accolta l’istanza degli avvocati Annalisa Lentini e Salvatore Pennica che avevano chiesto al tribunale di sostituire la custodia in carcere con una misura meno afflittiva. L’uomo era stato arrestato nel luglio 2024 a margine di un’operazione della Squadra mobile di Agrigento insieme ad altre due persone: Antonio Maira, 74 anni, ritenuto il personaggio principale dell’intera inchiesta, e Giovanni Turco, 25 anni. 

Tutti sono finiti a processo – lo scorso settembre – con l’accusa di estorsione aggravata in concorso. I fatti al centro del processo risalgono al 2023 quando – secondo la ricostruzione della Dda di Palermo – Maira, facendo leva sulla sua vecchia appartenenza alla Stidda, avrebbe minacciato e costretto la proprietaria di un immobile a non affittare i suoi locali a soggetti che avevano intenzione di aprire un’officina e che avrebbero potuto dunque creare concorrenza a La Marca, titolare della medesima attività commerciale. Un’intera famiglia canicattinese che però non ha piegato la testa e ha deciso di denunciare arrivando addirittura a filmare il momento in cui venivano indirizzate nei loro confronti pesanti minacce. 

“Ritenuto che la rivalutazione delle esigenze cautelari dovuta anche alla progressione dell’istruttoria dibattimentale ed il giudizio di adeguatezza e proporzionalità della misura rispetto alla condotta emergente – scrivono i giudici nel provvedimento di scarcerazione – inducono ad accogliere l’istanza della difesa alla quale peraltro il pm ha dato parere favorevole ma che comunque residuano le esigenze cautelari del pericolo di reiterazione e di inquinamento probatorio”. 

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