Mafia

Estorsione a ditta favarese mentre era latitante, indagato il boss Giuseppe Falsone 

Insieme al boss ergastolano Falsone sono indagate altre quattro persone che vengono giudicate separatamente

Pubblicato 3 giorni fa

Una estorsione di 13 mila euro mentre era latitante ai danni di un imprenditore di Favara che stava per acquistare un impianto di calcestruzzo nella zona di Sutera. La Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta chiude le indagine e notifica nuove accuse al boss ergastolano Giuseppe Falsone, per oltre un decennio a capo di Cosa nostra agrigentina prima del suo arresto avvenuto in Francia nel 2010 dopo 11 anni di latitanza. Il boss, che si trova attualmente al 41bis e che negli scorsi mesi è stato condannato a 22 anni di reclusione nel processo Xidy, è accusato in qualità di rappresentante provinciale di Agrigento di aver dato ordini di avvicinare l’imprenditore per la messa a posto.

Reato che gli viene contestato in concorso con altri quattro soggetti: Vincenzo Parello, anche lui di Favara, ritenuto uno de fedelissimi del boss di Campobello di Licata; Angelo e Alfredo Schillaci, il primo reggente di Cosa nostra nissena e il secondo che avrebbe preso il posto del fratello una volta arrestato; Maurizio Currabba, già reggente di Cosa nostra a Campofranco e oggi collaboratore di giustizia. Gli altri indagati sono giudicati separatamente. La vicenda risale tra il marzo ed il maggio 2004. L’imprenditore – secondo quanto ricostruito – pagò 13 mila euro che poi vennero suddivisi tra i clan agrigentini e quelli nisseni. 

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