Sei arresti dei carabinieri tra Ribera, Palermo e Favignana, nei confronti di altrettante persone accusate di due rapine in banca in esecuzione di una misura cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sciacca, Roberta Nodari. L’operazione è stata chiamata in codice “Ulisse”.
La prima rapina è avvenuta il 10 dicembre 2015 alla Banca Popolare Sant’Angelo, all’agenzia di Ribera, dove i malviventi hanno portato via una somma in contanti superiore ai 20.000 Euro; l’altra risale al 18 gennaio 2016 alla Banca Sella, agenzia di Licata, dove i malviventi hanno portato via circa 5 mila Euro in contanti.
L’operazione è frutto di complessa indagine sviluppata nell’ultimo semestre dai Carabinieri della Compagnia di Sciacca, coordinati dal Comando provinciale di Agrigento, sulle attività criminose che interessano il territorio della provincia.
Gli arrestati sono: Giuseppe Cusimano, 43 anni; Salvatore Bruno, 27 anni; Mariano Ficarra, 25 anni; Vincenzo Adelfio, 25 anni tutti di Palermo; Giuseppe Triassi, 24 anni e Daniele Centurione, 28 anni, entrambi di Ribera. Triassi è stato condotto nella casa di reclusione di Favignana, Centurione nel suo domicilio a Ribera e i quattro rapinatori nel carcere Pagliarelli di Palermo.
Le indagini, coordinate dai sostituti procuratori Alessandro Moffa e Cristian Del Turco della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sciacca hanno consentito di individuare il gruppo criminale di riferimento composto da rapinatori palermitani, quasi tutti pregiudicati per rapine in banca, e da due basisti residenti nel centro crispino, sono iniziate il 10 dicembre 2015 a seguito della rapina consumata a Ribera all’interno dell’agenzia della Banca Popolare Sant’Angelo.
I basisti curavano l’aspetto logistico pianificando i percorsi di arrivo e fuga per consentire ai rapinatori del capoluogo siciliano, che operavano in trasferta per rendere più complesse le investigazioni nei loro confronti, di mettere a segno il colpo in sicurezza.
Lo stratagemma usato dai malviventi per introdursi in forza all’interno degli istituti di credito era ingegnoso ed efficace allo stesso tempo.
Il giovane Mariano Ficarra, unico soggetto incensurato e quindi non ancora noto alle forze dell’ordine, in una prima fase accedeva all’interno dell’agenzia di credito, anche rendendo possibile la videoripresa del suo volto e l’acquisizione di un’impronta digitale. Poco dopo, con la scusa di dover prestare immediate ed urgenti cure mediche ad un parente in difficoltà appena fuori dell’istituto, si metteva ad urlare chiedendo ed ottenendo l’apertura della bussola d’ingresso da cui invece entravano repentinamente gli altri tre componenti della banda, tutti a volto coperto e calzanti guanti da lavoro per non lasciare tracce.
All’interno della banca i malviventi, al fine di ottenere la consegna della refurtiva, esercitavano violenza e minaccia nei confronti dei dipendenti e dei clienti già presenti in agenzia.
Nel frattempo i basisti, dopo aver garantito un contributo informativo e logistico, partecipavano attivamente anche alla fase finale della rapina in banca a Ribera, cooperando con i malviventi palermitani con la mansione di “pali” posti all’esterno dell’istituto di credito.
Durante le indagini, rese complesse dal camuffamento operato dai rapinatori, gli investigatori si sono avvalsi di avanzate tecniche investigative facenti capo essenzialmente alle intercettazioni telefoniche, all’analisi dei tabulati telefonici e dei filmati delle telecamere di videosorveglianza, alle informazioni testimoniali, ai servizi di osservazione e pedinamento svolti soprattutto nel capoluogo palermitano.