La Procura di Marsala ha iscritto nel registro degli indagati, per appropriazione indebita, il vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero, ex sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana e commissario Cei per le Migrazioni, molto noto per le sue posizioni a favore di una politica di solidarietà verso i migranti.
E’ accusato di essersi appropriato di 180mila euro della Curia che avrebbe fatto transitare sul proprio conto corrente attraverso bonifici e assegni tratti dai conti intestati alla Diocesi di Mazara. Mogavero è stato sentito ieri dai Pm di Marsala, titolari dell’indagine che è condotta dalla Guardia di Finanza. Sotto inchiesta anche l’ex economo della diocesi, don Franco Caruso, cui si contestano i reati di appropriazione indebita e malversazione. Tramite assegni e bonifici, si sarebbe intascato 120 mila euro della Diocesi.
In quanto, delegato a operare sui conti correnti e avendo la disponibilità delle somme erogate dalla Cei, invece di destinare il denaro a interventi caritatevoli, avrebbe speso, poi, oltre 250 mila euro per altri fini. Parte del denaro sarebbe andato a don Vito Caradonna, prete marsalese sospeso a divinis dopo una condanna per tentata violenza sessuale su un uomo e attualmente sotto processo, a Marsala, per circonvenzione di incapace. A Caruso, proprio da Mogavero, non venne rinnovato l’incarico: il vescovo accertò che la Curia, fino al 2008 coi conti in attivo, sotto la sua gestione, aveva accumulato debiti per 5mln e mezzo di euro. Anche l’ex economo sarebbe stato sentito ieri in Procura, ma si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere.
“I fatti sui quali monsignor Domenico Mogavero è stato chiamato a rispondere sono risalenti agli anni 2010-2011 e attengono ad anomalie nella gestione dell’economato della Curia rilevate e denunciate alla Procura dallo stesso vescovo lo scorso anno”, spiega l’avvocato Stefano Pellegrino, legale del prelato. “Al primo sospetto di irregolarità gestionale del servizio economato della Diocesi, provvide ad incaricare due consulenti fiduciari per verificare la corretta applicazione della normativa canonistica e concordataria nella gestione della Diocesi, nonchè accertare la regolarità della redazione dei rendiconti e dei finanziamenti della Cei”, prosegue il legale. “Poichè dalle citate relazioni si evidenziarono condotte che avrebbero potuto integrare estremi di reato – conclude – il vescovo ritenne opportuno trasmettere alla Procura della Repubblica la consulenza dei dottori Roberto Ciaccio e Gianfranco Sciamone, manifestando la propria volontà querelatoria e chiedendo, al contempo, di essere sentito dal Procuratore della Repubblica”.
Papa Benedetto XVI inviò Mogavero a Trapani per commissariare l’allora vescovo Francesco Miccichè dopo lo scandalo scoppiato a seguito di un’inchiesta su truffe commesse ai danni della Curia trapanese da un sacerdote, don Ninni Treppiedi. Una vicenda complessa che, negli anni, ha avuto sviluppi inattesi con il coinvolgimento di Miccichè in una storia di ammanchi di denaro. Il vescovo, ora in pensione, avrebbe utilizzato centinaia di migliaia di euro dell’otto per mille per comprare ville e immobili. Uno destinato a bed and breakfast.