Politica

Agrigento 2025: anche l’approssimazione può diventare opportunità

La responsabilità di gestire la res publica impone un bagno di consapevolezza [di Rogero Fiorentino]

Pubblicato 1 giorno fa

Alla fine l’incazzatura su Agrigento al centro del dibattito nazionale l’hanno avuta praticamente tutti. Quelli che prendono le difese della Città (e con essa l’intero sistema politico comunale, provinciale e regionale che la governa) e quelli che denunciano l’approssimazione nella gestione di una grande opportunità come Agrigento 2025 capitale della cultura

Dopo l’arrivo del Presidente Mattarella al Teatro Pirandello per l’apertura ufficiale dell’anno, i giorni a seguire non sono stati certo di quiete. Tra i tanti noti e meno noti, Gian Antonio Stella, penna di punta del Corriere della Sera nonché frequentatore estivo di Siculiana marina, ha puntato la roller della sua penna e le parole del suo pensiero ancora una volta su Agrigento: “La politica locale cosa ha fatto? – ha detto -. Se tu non conservi quello che hai e non lo proietti nel futuro rischi di vantarti di una società estinta“; “Gorizia capitale della cultura europea di quest’anno ha 60 cantieri aperti, Agrigento 0” ha ghigliottinato Stella. Anche all’Ars mercoledì scorso,per toccare qualche corda della politica regionale di uno dei diversi rappresentanti agrigentini, Angelo Cambiano, professandosi “non disfattista” ha parlato nel suo intervento di “scene ridicole” e riferendosi al governatore Schifani e di problemi più ampi come la crisi idrica, pur sempre collegata ad Agrigento capitale della cultura, è andato giù definendo tutto questo una “narrazione continua di una propaganda di governo che non riesce ad incidere sui problemi di questo territorio“. 

Insomma, pare sia arrivato il tempo di cambiare qualcosa. Agrigento 2025 ha bisogno, oggi più di prima, che i principali “attori protagonisti” di ogni ordine e grado siano pronti ad un bagno di consapevolezza se non di umiltà, per carità.

L’esempio di Matera come capitale della Cultura 2019 è un perfetto paradigma di come una città, inizialmente percepita come in difficoltà e marginale, possa comunque trasformarsi: grazie a un impegno collettivo, alla pianificazione strategica con personalità adeguate e all’investimento in cultura e infrastrutture, anche piccole, durante e dopo il singulari anno. Matera è diventata poi un modello di successo per altre città italiane ed europee che hanno deciso di investire nel turismo culturale e nella rigenerazione urbana, dimostrando come, con un buon piano organizzativo e la determinazione delle amministrazioni locali, sia possibile ottenere risultati straordinari anche a partire da una situazione di partenza difficile come lo è francamente ad Agrigento. 

Affrontare polemiche o errori durante un’investitura così importante richiede un approccio trasparente, tempestivo e costruttivo. Credo di interpretare il sentimento di tanti, si attendono risposte anche in questo senso. Vedete, la risposta efficace da parte degli organizzatori può contribuire non solo a migliorare o risolvere la situazione, ma anche a rilanciare l’immagine della Città in questo anno, delle attività future, trasformando dunque una crisi in un’opportunità.

“I big”, “la politica”, “chi esercita il potere”, dovrebbero comunicare in modo chiaro cosa si stia facendo per risolvere certe storture (che vanno certamente oltre i tombini) e come intendono prevenire simili situazioni da qui in avanti con solerzia. Sono gli stessi che fino ad ora con sicurezza e orgoglio hanno portato in pectore l’operato della buona gestione. Servirebbe? Certamente, aiuterebbe a ridurre l’insoddisfazione ed a mostrare un impegno reale per migliorare lo stato dell’arte.

I tanti tomi di sociologia e psicologia sociale ci insegnano che una parte importante dei leader e di chi occupa posizioni di rilievo, stia nell’ascolto. Se le polemiche di questi tempi sono il risultato di disagi o aspettative non soddisfatte, è fondamentale mostrare che l’opinione degli altri, seppur non di parte o allineata agli organizzatori, sia presa in considerazione.

Affrontare le polemiche in modo trasparente, assumersi la responsabilità e dimostrare attraverso azioni concrete di voler migliorare, è fondamentale per rilanciare l’immagine del proprio impegno, del proprio operato, dei prossimi appuntamenti e degli obiettivi infrastrutturali e culturali della Città. Un errore ben gestito può, infatti, trasformarsi in una prova di competenza e di capacità di risolvere problemi, aumentando quantomeno la fiducia dei meno critici e creando un legame diverso con i più scettici.

Lunedì probabilmente qualcuno dei nomi del CdA della Fondazione Agrigento 2025, ufficializzati lo scorso 17 febbraio, verrà sostituito.  Rappresenterebbe, “in corsa”, il punto di partenza di una possibile rinascita? Lo vedremo, potrebbe avere un senso oltre che a rappresentare un segnale più che un’ammissione di colpe. Rumors accreditati parlano addirittura di una maggiore esposizione dei noti Roberto Di Mauro e Riccardo Gallo, fino ad ora meno in mostra – almeno pubblicamente – rispetto a Calogero Pisano che della proclamazione di Agrigento città della cultura ne ha fatto un cavallo di battaglia oltre che paternità adottiva.

Per avvenimenti unici e di questa caratura, oltre la sacrosanta politica, servono professionalità al posto giusto, perchè sono quelle che con la loro storia e le loro competenze fanno fare il salto di qualità. Sentir dire che si ricoprono certi ruoli determinanti con affermazioni del tipo “perchè la metà dei politici sono miei clienti e mi conoscono” non fa bene né alla politica né all’immagine di Agrigento. Agrigento 2025 capitale della cultura è l’occasione per cambiare rotta e riuscire a far maturare l’idea che Agrigento può e deve diventare una società sana, virtuosa e figlia della legalità. Questa responsabilità spetta a tutti, specie a chi gestisce la res publica

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