“Abusi sessuali sulla figlia minorenne della compagna”, 12 anni di carcere al patrigno
La drammatica vicenda, caratterizzata da abusi sessuali, minacce e botte, risale al 2016 ma si sarebbe protratta nel tempo per almeno altri cinque anni
Diventa definitiva la condanna a 12 anni di reclusione nei confronti di un quarantottenne agrigentino accusato di aver abusato sessualmente della figlia minorenne della compagna, vittima anche di lesioni e maltrattamenti unitamente al fratellino. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che, pronunciandosi lo scorso 8 novembre, ha messo la parola fine ad una terribile vicenda. Confermate interamente, dunque, le sentenze di condanna già emesse dal tribunale di Agrigento prima (marzo 2023) e Corte di Appello di Palermo poi (febbraio 2024).
Diventa definitiva anche la condanna al risarcimento di 180 mila euro complessivi da liquidare in favore della parte civile: ragazza, fratello e padre naturale, tutti rappresentati dall’avvocato Francesco Carrubba. La drammatica vicenda, caratterizzata da abusi sessuali, minacce e botte, risale al 2016 ma si sarebbe protratta nel tempo per almeno altri cinque anni. L’inchiesta nasce dalle denunce della ragazzina che aveva confidato al padre il clima di terrore in cui viveva. Agli atti una lunga lista di abusi e maltrattamenti subiti già all’età di otto anni: botte con un mattarello e una “sucarola” (tubo in gomma), schiaffi, pugni e gli approcci sessuali (tentati e consumati). Accuse che la ragazzina, trovando coraggio e sostegno, ha messo nero su bianco in sede di denuncia per poi confermarle anche durante l’incidente probatorio.
Una prigione domestica, fisica e psicologica, costruita con l’imposizione del silenzio sulle sue condotte e con una serie di vessazioni quali il divieto di frequentare coetanei, i lunghi periodi di punizione trascorsi chiusi in casa e il divieto di indossare minigonna e truccarsi. “Attenzioni” che venivano riservate anche al fratello della ragazzina, picchiato ma talmente assoggettato dal patrigno da ritenere “meritate le percosse subite”. L’uomo, che in quel periodo si trovava peraltro sottoposto all’affidamento in prova per precedenti guai giudiziari, venne arrestato dai carabinieri della Compagnia di Canicattì nel 2021. Poi i processi e le condanne: 12 anni di reclusione inflitti dalla prima sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta dal giudice Alfonso Malato, nel marzo 2023. Verdetto che venne confermato interamente dalla Corte di Appello di Palermo il 15 febbraio 2024. Adesso la parola fine con la pronuncia della Cassazione.