La Uil di Agrigento interviene, con il Segretario Generale Gero Acquisto, dopo gli ultimi dati dell’Istat sul reddito disponibile e i dati socio-economici nelle 110 province italiane, che certificano la nostra provincia tra le più povere in assoluto, con un reddito appena sopra i 12 mila euro annui rispetto ad altre aree del Paese dove si toccano medie sopra i 24 mila euro.
“Purtroppo per la nostra Organizzazione Sindacale impegnata quotidianamente sul territorio questi dati non sono una sorpresa. La Uil non è un istituto di ricerca o statistico, però siamo un sindacato e abbiamo contezza di quanto sia estesa in provincia la crisi; lo vediamo dalle domande che ci arrivano su misure di sostegno al reddito: dalle domande di disoccupazione, agli Isee, attraverso i nostri strumenti sul territorio, in primis Patronato, Caf e A.p.l.
Questo momento di crisi che si protrae nel tempo, come abbiamo più volte manifestato all’opinione pubblica con note, interventi e interviste per scuotere istituzioni e stakeholder ad intervenire, è il frutto di una serie interminabili di ritardi che partono dalle nostre città, si riverberano in lungo e largo e non vedono migliorie o interventi decisi: mancanza di servizi primari, strade, sanità, rifiuti, centri storici, scuole, rischio di dissesti idrogeologici, edilizia al palo.
Noi continuiamo a chiederci se è normale che in una provincia a vocazione turistica, baciata da Dio per le bellezze naturali, artistiche e culturali, ci siano strade statali (vedi la Palermo-Agrigento) in uno stato di perenne ritardo, diciotto strade provinciali chiuse con una manutenzione primaria e straordinaria che ancora non si vede, discariche che aprono e chiudono con troppa frequenza. Per non scordare un’edilizia, popolare e urbana, praticamente ferma perché non si approvano o danno seguito agli strumenti urbanistici (a partire dai Piani regolatori generali).
L’economia e il reddito degli agrigentini in questo stato di cose potranno mai avere un’inversione di tendenza?
Il turismo nella nostra provincia dà qualche numero positivo (noi ci chiediamo da tempo perché l’indotto non cresce), tuttavia mancano non solo i servizi ma soprattutto una programmazione di tutti gli attori in campo per trovare soluzioni praticabili. Se l’Istat ci certifica che un quinto della ricchezza in Sicilia è economia illegale, si deve intervenire “ab ovo”, anche perché noi con il nostro Ufficio Vertenze, per quanto concerne abusi e sfruttamento nel campo lavorativo, riscontriamo mancanza di legalità che puntualmente denunciamo agli Organi competenti.
Noi riteniamo da tempo che la politica e i governi nazionali e regionali, invece di alzare i toni in battaglie personali e che non interessano la gente, dovrebbero affrontare la crisi rimettendo in moto strumenti e risorse a disposizione dei siciliani in tempi certi, che siano mirati agli investimenti produttivi e aperti alle esigenze dei territori, creando economia e indotto sani che diventino opportunità e ricchezza per chi vuol sfruttare un’occasione di lavoro e di crescita.”