“Un ritorno come due vecchi amici che si ritrovano in uno show di cui sono interpreti ed autori, coadiuvati dalla Jazz company del maestro Gabriele Comeglio che esegue dal vivo la partitura musicale”.
Siamo al terzo spettacolo della stagione teatrale del “Pirandello” e il passato si riversa a valanga sulla tradizionale élite cittadina che frequenta il teatro, con un significativo ripiegamento su se stessi (e con inevitabile manierismo) portato sulla scena dagli ultrasettantenni di “Quartet” (Pambieri-Ponzoni-Quattrini-Blanc), dal terzetto agrigentino Iannuzzo-Aronica-Bellomo con il stra-gettonato “Berretto a sonagli”.
Bella soddisfazione si è presa il terzetto agrigentino nel prendere a colpi di “pupo lei pupi tutti” altri agrigentini spettatori-alunni di una filosofia pirandelliana che continua (e continuerà) a gridare nel deserto dei mondi irredimibili. Forse lo show di Solenghi-Lopez avrà alleggerito la tensione tra “platea e scena” fortemente accesa alcuni giorni prima da quel Vitaliano Moscarda (Enrico Lo Verso), ex banchiere usuraio che si era permesso di offrire in pasto al “sovranismo psichico” della middle class (lo definisce il Censis) la sua decisione di devolvere tutto ai poveri, stufo di una moglie “scassa-cazzi” e di una ansimante lady che gli aveva pure sparato.
Quindi ritorno dopo quindici anni, ricordano Solenghi_Lopez, quasi una vita, con dentro separazioni artistiche e una separazione definitiva, quella con Anna Marchesini alla quale il duo ha dedicato alcuni minuti di memoria tra la commozione generale. Ma un pò tutto lo spettacolo ci è apparso sottotraccia lancinante tra risate e rimembranze dell’italica nazione.
Il loro debutto è siglato nel 1982, anno “terribilis” che va dalla assoluzione degli imputati della strage di piazza della Loggia agli assassini di La Torre e Dalla Chiesa e mentre il duo debuttava in Rai-Tv trionfava il “Marco Polo” di Giuliano Montalto; i governi balneari e autunnali impazzavano e ciononostante Fellini girava “E la nave va” e Margaret Von Trotta ci raccontava sugli schermi “Anni di piombo”.
Ma anche il duo e poi il trio impazzavano e da “vecchie volpi del palcoscenico offrivano alle platee l’empatia spassosa ed emozionale del loro inconfondibile marchio di fabbrica. Fino al punto che nel 2002 presero il posto della rubrica televisiva “Il fatto” di Enzo Biagi, fatto fuori dall’editto bulgaro di Berlusconi.
E oggi, eccoli qui sulla scena del Pirandello, sgattaiolati, non si sa come e per dovere di tournée, da una piazza salviniana e da un loft renziano, pimpanti come non mai, divertiti e divertenti, forse ancor più cauti del passato nella irriverenza satirica dedicata ai due Papi, Ratzinger e Bergoglio, probabilmente consapevoli di non urtare la sensibilità degli spettatori ma soprattutto consapevoli che un loro sketch su Khomeini, nel 1986, aveva causato una crisi diplomatica internazionale.
La vecchiaia porta saggezza e sulla scena confermano come il loro racconto scaturisca “senza un apparente filo conduttore, un po’ a scatole cinesi dove una semplice frase o una singola intonazione possono agevolare la scena successiva”.
Con l’ombra di Anna Marchesini sulla scena e dietro le quinte, “dodici anni passati insieme hanno inevitabilmente scolpito un po’ di ognuno di noi negli altri due, è per questo che salendo sul palco ogni sera avvertiamo la meravigliosa sensazione di portare una parte di Anna con noi”.
Prossimo appuntamento con il cartellone del “Pirandello” sarà “La governante” di Brancati con Ornella Muti e il grande Enrico Guarneri.