Negli anni ottanta lo scrittore empedoclino Alfonso Gaglio scrisse “Pirandello dopo”, un testo teatrale dove i personaggi pirandelliani si incontravano in una sperduta stazioncina ferroviaria, coalizzati contro il loro autore, Pirandello.
La commedia fu rappresentata presso il Cine Mezzano riscuotendo interesse e curiosità.
Oggi , in chiusura della stagione teatrale del “Pirandello” Gaetano Aronica ha messo in scena “Luna pazza”, un testo dove con immaginifica pazienza è riuscito a estrapolare dalla infinita gallery dei personaggi pirandelliani, dieci figure, dieci tipi umani simboleggianti situazioni più universali, più indicibili e segrete.
Innanzi tutto l’autore Don Luigi (Franco Bruno) che nel corso della rappresentazione sarà sbocconcellato, coccolato e divorato come un qualsiasi presidente di Regione siciliana e poi financo umiliato, costretto a raccogliere le sciupate pagine dei suoi scritti sugli scalini del proscenio mentre si confida con “L’Ignota” (Silvia Frenda) alla quale si aggrappa rubandole un bacio disperato.
Franco Bruno regge bene tutto lo spettacolo e fin dall’inizio lo vediamo dormiente (poi si sveglierà di soprassalto invocando: Marta!) su un lettone putiniano, (tre per cinque metri) sul quale danzeranno tra gli altri Ciampa (Nicola Puleo) e Bellavita (David Cottone) e da sotto il quale usciranno come folletti altri personaggi compreso il dolente felliniano Chiarchiaro di Gaetano Aronica.
Come si vede tutti personaggi legati indissolubilmente a problemi di identità, di letto e di corna che si avvicendano attorno al “lettone” avvolti nella modulazione espressionista delle luci colorate che poi piaceva tanto a Pirandello abitatore e fruitore della temperie tedesca di Weimar. Nell’incalzare delle rivendicazioni e delle proteste dei personaggi, spicca ”Soffio” di Giovanni Volpe, figura corpulenta vestito da gabelloto mestatore e talora finissimo picciotto di filosofico “sgarro” e che ci sembra uscire poco vincente dalla dialettica delle perorazioni e dai consigli anche non richiesti.
Vagano un po’ tutti come animule biancovestite: la “donna uccisa” (Anna Maria Di Nolfo), lo sproloquiante “mago” (Giovanni Romano), “Rosinella” (Chiara Peritore) tenera figlia di Chiarchiaro.
Mai crudele coi personaggi, persino con “Soffio” che secondo Pirandello volge il proprio soffio mortale su se stesso, la regia riesce a ben inserirlo nei dialoghi mentre sviluppa al meglio i contorni dell’”Ignota” ma anche di Beatrice (Francesca Licari) .
Di più non si poteva ottenere perché – scrive Aronica – “non sarebbe stata una notte qualunque, lo si capiva dalla luna e in quella notte il Maestro avrebbe tanto desiderato vedere la sua Musa, la perfetta Marta Abba, E invece furono gli altri a fargli visita: i personaggi dei suoi stessi drammi, inaspettati, incalzanti, tutti pieni di parole e richieste, a rivendicare qualche possibile libertà, quasi avessero avvertito che c’era poco tempo, lo si capiva dalla luna”.
Però quella notte la luna era pazza e lo spettacolo” pazzo” è stato prodotto dal “Teatro Pirandello” per la regia di Gaetano Aronica e di Marco Savatteri (“Casa del musical” che ha introdotto nella messinscena la voce del tenore Andrea Vincenti con la celebre aria del Trovatore “Vincerò”).
Un musicale annuncio di fuga per la vittoria?
Forse una illusoria forzatura per questi personaggi di Pirandello che criticano tutto ciò che soffoca l’uomo, che sognano una vita diversa e libera. Sappiamo che rimarranno inchiodati al proprio tormento dell’impossibilità di realizzarsi in tal senso. Si sono realizzati invece gli interpreti di “Luna pazza” quasi tutti agrigentini.
Alla fine tifo da stadio per loro, con in bella mostra striscioni che inneggiavano “complimenti a tutto il cast di “Luna pazza”.
Foto gallery e testo di Diego Romeo