Apertura

“Schiaffi e calci ad alunno disabile”, chiesta la condanna di due maestre 

Le insegnanti, in servizio in una scuola di Agrigento, in primo grado sono state condannate a 4 anni e un mese di reclusione

Pubblicato 4 ore fa

La procura generale di Palermo ha chiesto la conferma della condanna nei confronti di due maestre agrigentine accusate di maltrattamenti ai danni di un alunno di sei anni (all’epoca dei fatti) affetto da disturbi dell’emotività. Le insegnanti, in servizio in una scuola della Città dei templi, erano state condannate in primo grado dal tribunale di Agrigento a quattro anni e un mese di reclusione oltre all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e al pagamento di 20 mila euro alla persona offesa, costituitasi parte civile tramite l’avvocato Salvatore Cusumano. 

La difesa delle due imputate – sostenuta dagli avvocati Sebastiano Bellanca, Simona Fulco e Domenico Russello – aveva chiesto alla Corte presieduta dal giudice Vittorio Anania di riaprire l’istruttoria dibattimentale e sentire in aula alcune colleghe delle maestre. I giudici della quarta sezione penale hanno però rigettato l’istanza, ritenendola tardiva, a cui peraltro si erano opposte sia l’accusa che la parte civile. Il processo è stato rinviato al 17 giugno per le arringhe difensive. 

La vicenda risale al 2020 e scaturisce dalla denuncia della madre del bambino che, dopo aver scoperto alcuni lividi sul figlio, decise di denunciare tutto ai carabinieri. I militari dell’Arma piazzarono così le telecamere in aula e, in circa quindici giorni di registrazioni, sono emersi più di otto episodi di maltrattamenti contestati alle due insegnanti, una di sostegno e una di ruolo: schiaffi in viso, sberle, addirittura un calcio al bambino che in una occasione è stato anche trascinato dopo essersi rifugiato sotto il banco. 

Durissime furono le motivazioni della condanna depositate dal gup del tribunale di Agrigento, Giuseppa Zampino: “È emersa, da un lato, la totale incompetenza e impreparazione dell’insegnante in ragione del particolare ruolo di maestra di sostegno dalla stessa rivestito e che era chiamata a svolgere nella gestione della indubbia vivacità del piccolo determinando ciò, dall’altra, la legittimazione dell’altra insegnante del resto della classe a intervenire nel contenimento dello stesso, entrambe – tuttavia – adottando dei metodi ben lontani da quelli che avrebbe richiesto la delicatezza e la particolarità del caso di specie. La condotta delle odierne imputate è, inoltre, abituale, essendo i comportamenti vessatori reiterati nel tempo.”

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *