Intercettazioni e stampa, Patronaggio: “Non sfruttarne il contenuto quando fa comodo”
Magistrati, giornalisti e investigatori sono intervenuti sul tema intercettazioni e stampa all’evento di Grandangolo: ecco cosa emerge
Il cosiddetto “bavaglio Costa” diventa legge. Il Consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva il decreto che vieta ai giornalisti di pubblicare testualmente il contenuto delle ordinanze non più soltanto di custodia cautelare (carcere, domiciliari) ma anche quelle che applicano misure meno gravi (obbligo di firma, divieto di dimora, interdizione). Atti che, comunque, non sono per natura coperti da segreto investigativo considerando che sia gli indagati che i loro difensori ne sono a conoscenza. Il tema, da mesi ormai al centro del dibattito pubblico, è stato affrontato da personalità del mondo della magistratura, delle forze dell’ordine e del giornalismo durante la celebrazione dei venti anni di Grandangolo e della presentazione del libro “Mafiare” del giornalista Franco Castaldo nella sala Zeus di Agrigento.
IL PROCURATORE GENERALE, LUIGI PATRONAGGIO: “RISPETTARE PRINCIPI DI INNOCENZA E TUTELA DEI TERZI”
“Viviamo in un momento difficile, il dibattito pubblico è attraversato da una violenza di linguaggio non indifferente e c’è una tendenza a fare dei processi mediatici – ha detto il procuratore generale Luigi Patronaggio, che del libro di Castaldo ha curato l’introduzione con un saggio – È giusto riportare le fonti nella sua interezza ma è altrettanto giusto rispettare dei principi fondamentali: quello di innocenza la tutela dei terzi che spesso vengono strumentalmente citati travolgendone la vita. Il provvedimento è scritto oggettivamente male. Il problema è di civiltà giuridica, di usare un linguaggio giusto, rispetto per le parti non interessate al processo e soprattutto non sfruttare a livello politico il contenuto delle intercettazioni telefoniche quando fa comodo.”
IL PROCURATORE DI GELA, SALVATORE VELLA: “POTERE PROVA FASTIDIO AL CONTRO BILANCIAMENTO”
Sul punto è intervenuto anche il procuratore della Repubblica di Gela, Salvatore Vella: “Da quando sono entrato in magistratura, quindi ormai da oltre venticinque anni, si parla di ridurre e attaccare le intercettazioni. Certamente il potere prova fastidio al contro bilanciamento e in un ordinamento come il nostro, con una Costituzione bellissima che non a caso è stata scritta dopo una dittatura, il contro bilanciamento dal potere più a rischio, cioè quello governativo, sono certamente la magistratura e la stampa. Non a caso quando ci sono stati momenti delicati chi veniva attaccato e colpito dal potere, non necessariamente col sangue, erano soprattutto magistrati e giornalisti. In realtà questa cosa ha avuto dei picchi quando la magistratura ha cominciato ad evolversi, si è aperta alle donne così come il giornalismo dal momento in cui ha cominciato ad avere consapevolezza che in Italia andava raccontato qualcosa. Io ritengo che ancora oggi il contro bilanciamento al potere debba sussistere perchè questo è ciò che caratterizza la democrazia. Venendo meno questo si incide profondamente su tale principio.”
L’EX PRESIDENTE DELL’ORDINE DEI GIORNALISTI NICASTRO: “LIMITAZIONE DEI CRITERI DELL’INFORMAZIONE”
Decisamente contrario alla nuova legge è il giornalista Franco Nicastro, ex presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia: “Il rischio mi sembra molto evidente, i giornalisti leggeranno le carte e non potranno citare i virgolettati. Dovranno esercitarsi nella sintesi del contenuto degli atti, per riferire quello che hanno capito loro e non certo quello che dice il magistrato. Credo sia una forte limitazione, non tanto della libertà di stampa, ma di alcuni criteri dell’informazione: la completezza, lo sguardo profondo e la possibilità di cogliere alcuni aspetti del contesto in cui i fatti si svolgono. Credo sia un grave – conclude l’ex vicedirettore de “L’Ora” – errore impedire ai giornalisti di riportare testualmente alcuni passaggi fondamentali dell’accusa, dell’imputazione, del sospetto e dell’ipotesi che vengono elaborate. Un altro passaggio importante che contribuisce a limitare l’autonomia dei giornalisti.”
IL QUESTORE DI CALTANISSETTA, GIUSY AGNELLO: “GIORNALISTI AL FIANCO DEGLI INVESTIGATORI, ERANO ANNI DI PIOMBO”
Sul rapporto tra investigatori e giornalisti è intervenuto anche il questore di Caltanissetta, Pinuccia Albertina Agnello: “Era un rapporto diverso, anche più diretto che si è evoluto nel tempo in termini di regole, normative che si impongono. Era anche l’epoca in cui i giornalisti in qualche modo vivevano al fianco degli investigatori, anche gli umori e l’atmosfera di piombo che c’era. Erano degli amici, nel senso puro del termine. Castaldo era uno di quelli.”
LA GIORNALISTA ELVIRA TERRANOVA: “MINACCE AI CRONISTI SCOPERTE ANCHE GRAZIE ALLE INTERCETTAZIONI”
Così, invece, la giornalista Elvira Terranova, capo della redazione siciliana dell’Adnkronos: “Oggi è difficile fare questo mestiere soprattutto per chi si occupa di giudiziaria e io da trent’anni faccio questo. È complicato perchè evidentemente si toccano dei meandri che non bisogna toccare, ci sono minacce dirette e indirette e alcune delle quali si sono scoperte anche grazie all’uso delle intercettazioni”.