“Nessuno la visita, lei muore a 26 anni”: parte civile: “Va indagato anche un altro medico”
Gli avvocati che rappresentato i familiari della vittima chiedono in sostanza di allargare l’inchiesta anche ad un altro medico
Una modifica del capo di imputazione a titolo di concorso e la possibilità di valutare se sia possibile in questa fase processuale iscrivere nuovi soggetti nel registro degli indagati. Sono le richieste avanzate dai legali di parte civile – gli avvocati Leonardo Marino e Angelo Farruggia – al Gup Micaela Raimondo nell’ambito dell’udienza preliminare che si sta celebrando a carico di un medico in servizio all’hotspot di Lampedusa accusato di omicidio colposo. Gli avvocati che rappresentato i familiari di Fatoumata Bamba, l’ivoriana morta nel febbraio scorso a soli 26 anni a causa di un’embolia polmonare, chiedono in sostanza di allargare l’inchiesta anche ad un altro medico. Si tratta dell’allora responsabile del poliambulatorio di Lampedusa, il medico che visitò la donna per poi dimetterla e rimandarla nell’hotspot dove morì poco dopo. Questo alla luce dell’acquisizione delle registrazioni delle telefonate avvenute in quel tragico giorno tra i due medici e la sala operativa del 118. Il giudice si pronuncerà sulla richiesta il prossimo 18 dicembre ma la questione è tutt’altro che semplice. La difesa del responsabile civile – la cooperativa che ha gestito l’Hotspot prima dell’arrivo della Croce Rossa Italiana – ha sollevato una questione di legittimità costituzionale sostenendo che in questa fase processuale il Gup non può ordinare al pm di iscrivere nuove persone nel registro degli indagati.
Il calvario di Fatoumata Bamba, madre di due bimbi, comincia proprio nell’infermeria dell’hotspot dopo essere stata dimessa dall’ambulatorio di Lampedusa. La donna, stremata dal viaggio in mare, viene descritta dal medico di turno come “affaticata e con un lieve affanno”. Sono le 14 del pomeriggio del 18 febbraio 2023. Per cinque ore, si legge nella consulenza redatta dallo specialista in medicina legale Alberto Alongi, dallo specialista in anatomia patologica, Emiliano Maresti, e dallo specialista in cardiologia Pietro Di Pasquale, il medico “nonostante fosse in presenza di un’allarmante e perdurante sintomatologia respiratoria, dovuta all’embolia polmonare in corso, si limitò ad osservare la paziente senza eseguire alcun tipo di accertamento, neppure la più essenziale rilevazione dei parametri vitali o un esame obiettivo.” La donna morì alle 20. Per i consulenti del pm “la paziente, dopo un’iniziale valutazione, andava tempestivamente inviata presso al poliambulatorio al fine di garantire l’esecuzione delle consulenze specialistiche disponibili e degli accertamenti strumentali necessari per evidenziare il problema embolico” – ma soprattutto – “si può ritenere che una condotta alternativa da parte del medico avrebbe, con elevata probabilità, scongiurato il decesso.”
Nella foto di Repubblica Palermo, Fatoumata Bamba