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“Firme false e corsi fantasma”, due insegnanti agrigentine indagate per truffa

Ci sono anche due insegnanti agrigentine tra i quindici indagati dell’operazione “La Coscienza di Zeno”

Pubblicato 2 ore fa

L’inchiesta sulla scuola “Giovanni Falcone” dello Zen di Palermo e sulla preside antimafia Daniela Lo Verde, arrestata lo scorso aprile con le accuse di corruzione e peculato, si allarga. Ci sono anche due insegnanti agrigentine, in servizio all’istituto della periferia palermitana, tra i quindici indagati dell’operazione “La Coscienza di Zeno”. Si tratta di Calogera Ognibene, 64 anni, di Menfi, e Alida Ippolito, 48 anni, di Sambuca di Sicilia. Le maestre sono accusate di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale e truffa. Entrambe sono state destinatarie di un provvedimento di sequestro emesso dal gip del tribunale di Palermo, Elisabetta Stampacchia, su richiesta dei pm della Procura Europea Calogero Ferrara e Amelia Luise. Si tratta di piccole somme – 924 euro per la Ognibene e 1.107 euro alla Ippolito – ma dal forte valore simbolico.

Al centro dell’inchiesta ci sarebbe un giro di interessi illeciti intorno ai progetti scolastici finanziati dalla comunità europea. Corsi e attività che, secondo gli inquirenti, non sarebbero mai stati realizzati del tutto e comunque non in maniera regolare. In particolare, sono stati contestati svariati episodi in cui gli insegnanti avrebbero certificato falsamente sia la loro stessa presenza, sia quella degli alunni all’interno dell’Istituto, mettendo firme false. Le somme sequestrate costituiscono il profitto che gli indagati avrebbero indebitamente percepito per gli incarichi retribuiti di esperto o tutor. È stata un’ex insegnante della scuola “Falcone” a denunciare che i numerosi progetti finanziati dall’Unione Europea su richiesta dell’istituto non venissero attuati in maniera diligente e completa. Dall’esposto è nata l’inchiesta della Procura Europea che ha portato, un anno e mezzo fa, all’arresto della preside Daniela Lo Verde e oggi a provvedimenti di sequestro a carico di docenti e collaboratori scolastici.

Secondo quanto emerso dall’inchiesta, era prassi fra i docenti raccogliere le firme degli alunni su fogli presenza e non contestualmente durante le ore di svolgimento dei progetti finanziati, poiché per lo più le attività venivano disertate dagli studenti. Capitava spesso che le firme venissero raccolte addirittura ad inizio d’anno scolastico. Alcune insegnanti hanno riferito di essere state convocate in presidenza per mettere a posto le pratiche e per cercare di trovare le firme necessarie ad attestare la frequenza. Nella denuncia la professoressa, che adesso insegna in un’altra scuola, ha fornito anche audio whatsapp nei quali le docenti raccontavano quanto accadeva. I progetti Pon organizzati alla scuola Giovanni Falcone erano tanti e finanziati dall’Ue col fine di integrare gli alunni in un territorio difficile di Palermo. “Giochiamo insieme divertendoci e imparando”, “Cresco nel rispetto”, “Conoscere per conoscersi”, “Cresco e imparo, “Io competente in”, i titoli delle iniziative. Peccato che ai corsi hanno preso parte pochissimi ragazzi del quartiere e i soldi dei progetti sarebbero finiti non solo nelle tasche della preside Daniela Lo Verde e del vicepreside Daniele Agosta, arrestati ad aprile dello scorso anno con l’accusa di corruzione e peculato, ma anche ad altri 13 insegnanti impegnati come esperti o tutor.

Non appena nel 2022 arrivò la proroga delle indagini preliminari, sostengono gli inquirenti, la preside e la vicepreside, capendo di essere finiti nel mirino, cercarono di sistemare i fogli presenza degli alunni che avevano partecipato ai corsi per non far scoprire i raggiri messi in atto. “Non ho capito cosa si deve fare con questi fogli firma”, diceva la preside Lo Verde intercettata mentre parlava con il vicepreside Agosta, cercando di risolvere i problemi legati alla mancata partecipazione degli allievi ai progetti. “Che domani mattina si scende, si fanno firmare gli altri bambini, tranne quelli che si sono ritirati e si caricano” rispondeva il vicepreside. “Ha cominciato a fare traccheggi (imbrogli ndr)”, diceva la dirigente scolastica.

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