Mafia

Il procuratore Patronaggio: “Serve commissione d’inchiesta su mafia e pezzi deviati dello Stato”

Le parole del procuratore generale di Cagliari ed ex procuratore di Agrigento

Pubblicato 5 mesi fa

Corollario d’ingiustizia e del groviglio fra cosa nostra e poteri invisibili, dagli anni ’70 fra il dolore indelebile dei familiari delle vittime e l’alterna evanescente partecipazione delle istituzioni, a Palermo si snoda un triste calendario di commemorazioni che inizia il 6 gennaio con l’anniversario dell’assassinio nel 1980 del Presidente della Regione Piersanti Mattarella e si conclude il tre settembre con la ricorrenza dell’uccisione nel 1982 del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e della moglie Emmanuela Setti Carraro. E’ una sequenza agghiacciante che comprende le stragi di mafia e gli omicidi del Colonnello Giuseppe Russo, del Procuratore Pietro Scaglione, di Gian Giacomo Ciaccio Montalto, Cesare Terranova, Peppino Impastato, Mario Francese, Emanuele Basile, Mario D’Aleo, Pio La Torre, Rocco Chinnici, Gaetano Costa, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Beppe Montana, Ninni Cassarà, Mauro Rostagno, Antonino Saetta, Nino Agostino, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e di tantissime altre vittime di cosa nostra. Anniversari che spesso passano stanchi, corrosi dalla retorica e dall’oblio, ma che talvolta vengono invece rilanciati da rivelazioni o particolari inediti come alla vigilia del 42esimo anniversario dell’eccidio di via Isidoro Carini dove vennero per massacrati da un commando di killer delle cosche Dalla Chiesa e la moglie.

“La pista investigativa che portava ad un patto scellerato fra pezzi della politica e dello Stato con cosa nostra non è stata mai percorsa fino in fondo e chi si è occupato di quel caso si è trovato davanti un muro di omertà” sottolinea il Procuratore generale di Cagliari Luigi Patronaggio, per decenni in prima linea nella lotta contro cosa nostra come giudice istruttore a Trapani, poi come componente del pool antimafia della Procura di Palermo e successivamente da Procuratore della Repubblica ad Agrigento.Paradossalmente i pentiti hanno rivelato che la strage di via Carini suscitò molte contrarietà e inquietanti interrogativi all’interno di cosa nostra.

Che idea si è fatta dell’assassinio del Generale Dalla Chiesa?Premesso che per l’omicidio Dalla Chiesa sono stati condannati con sentenza definitiva sia la Cupola di cosa nostra che gli esecutori materiali del delitto, é tuttavia noto che già subito dopo l’omicidio la gente comune aveva capito che l’omicidio era scaturito anche all’isolamento politico del Generale e dalla ostilità, neppure tanto celata, di alcuni ambienti andreottiani e da taluni dei politici siciliani legati a quella corrente. Non a caso tutti i politici presenti ai funerali di Dalla Chiesa furono fischiati ad eccezione del Presidente Pertini. Le indagini, svolte con molte difficoltà, rilevarono peraltro circostanze che sollevavano dubbi sull’ operato di alcuni pezzi dello Stato, a partire dalla sparizione dei documenti di Dalla Chiesa conservati nella sua cassaforte. Tra le ipotesi investigative si affermò una pista che collegava l’omicidio Dalla Chiesa al rapimento di Aldo Moro e all’omicidio del giornalista Pecorelli. Si ipotizzò quindi che cosa nostra avesse eseguito l’omicidio del Generale per fare un “favore” ad una parte del mondo politico e riceverne in cambio protezione. Tale ipotesi investigativa, mai confermata dalle varie sentenze succedutesi nel tempo, ha più di recente trovato sorprendenti conferme in alcune dichiarazioni di pentiti e da intercettazioni ambientali”.

Perché qualsiasi ipotesi che tiri in ballo mafia politica e servizi segreti viene acriticamente demolita? “Purtroppo dobbiamo prendere dolorosamente coscienza che negli anni passati pezzi dello Stato hanno dialogato con Cosa Nostra e finché non facciamo i conti con questa triste realtà non possiamo guardare con fiducia il futuro perché distorsioni istituzionali possono ancora verificarsi e il cittadino deve sempre potersi fidare delle Istituzioni. Ne va della tenuta democratica del nostro Stato”.

Possibile che siano state cancellate tutte le prove su mandanti e coinvolgimenti?Se pezzi delle Istituzioni hanno mestato nel torbido lo hanno fatto con grande criminale professionalità e disposti ad eliminare ogni traccia, forti del loro potere e delle loro trasversali alleanze. La voglia poi di disfarsi da tali imbarazzanti dubbi sulla fedeltà alla Repubblica di alcuni pezzi delle Istituzioni ha fatto il resto attraverso una operazione di rimozione collettiva”.

Speranze di arrivate a commemorare anniversari di verità e non di impenetrabili misteri?Personalmente penso che é trascorso troppo tempo per potere svolgere ancora indagini di polizia giudiziaria e che é forse maturo il tempo per una riflessione storico-politica affidata ad una onesta ed imparziale Commissione parlamentare di inchiesta sui rapporti fra pezzi deviati dello Stato, mafia ed eversione dell’ordine democratico. Purtroppo le attuali contrapposizioni politiche non agevolano un lavoro indipendente di tal fatta e di cui si sente assolutamente bisogno per fare i conti con la nostra storia passata e guardare con fiducia al futuro delle nostre Istituzioni”

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