Mafia

Mafia, no alla revisione dell’ergastolo per Ignazio Ribisi 

La Cassazione ha rigettato l’istanza di revisione della condanna all’ergastolo nei confronti di Ignazio Ribisi per l'omicidio di Pietro Giro

Pubblicato 3 mesi fa

La Corte di Cassazione ha rigettato l’istanza di revisione della condanna all’ergastolo nei confronti di Ignazio Ribisi, esponente di Cosa Nostra di Palma di Montechiaro, condannato al carcere a vita e sottoposto al 41bis per l’omicidio di Pietro Giro. Lo scrive il quotidiano La Sicilia. La difesa, rappresentata dall’avvocato Raimondo Tripodo, aveva chiesto in sostanza di rivedere la decisione divenuta definitiva con il sigillo della Cassazione ormai da oltre quindici anni.

I giudici ermellini, rigettando l’istanza, si sono così espressi: “Ai fini dell’esito positivo del giudizio di revisione, la prova nuova deve condurre all’accertamento di un fatto la cui dimostrazione evidenzi come il compendio probatorio originario non sia più in grado di sostenere l’affermazione della penale responsabilità dell’imputato oltre ogni ragionevole dubbio”. Ribisi, protagonista della guerra di mafia contro la stidda tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta, è stato condannato al carcere a vita per l’omicidio di Pietro Giro, titolare di una piccola linea di autoguida, assassinato il 28 dicembre 1989 nei pressi della stazione centrale di Palermo.

Il delitto, secondo quanto accertato dai processi, fu eseguito dalla cosca di Ciaculli su ordine di Totò Riina per fare un favore ai Ribisi. La “colpa” di Pietro Giro, incensurato, era quella di essere cugino dei fratelli Calafato, esponenti di vertice della stidda di Palma di Montechiaro. In quegli anni, infatti, era in corso una sanguinosa guerra. Il movente e i protagonisti del delitto furono portati alla luce dal collaboratore di giustizia Nino Giuffrè, boss di Caccamo tra i più vicini ai corleonesi. Giuffrè raccontò del favore di Riina ai Ribisi per “sdebitarsi” dell’omicidio del giudice Saetta. Il collaboratore di giustizia raccontò anche di un summit di mafia, avvenuto in un pollaio, a cui parteciparono lo stesso Ribisi, Riina, Salvatore Biondino e Michelangelo La Barbera. Ribisi fu assolto in primo grado ma condannato all’ergastolo in appello e poi in Cassazione. 

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