Canicattì, così truffavano i clienti vendendo auto con chilometraggi fasulli: 14 indagati (i nomi)
Indagato anche Antonio La Marca, arrestato tre giorni fa in un blitz antiusura insieme ad Antonio Maria e Giovanni Turco
Tre rivendite di auto usate – Mattinauto Slsl, Global auto Srls e Gold car Srls – sono state sequestrate a Canicattì. dalla Guardia di finanza. I titolari sono accusati di avere dato vita ad un’associazione per delinquere finalizzata alla manomissione dii contachilometri delle vetture in vendita, diminuendo artificiosamente i chilometri effettivamente percorsi, al fine di renderle più appetibili ai clienti e pubblicizzando su siti specializzati come subito.it.le vetture da vendere fornendo dati falsi. Sono quattro i provvedimenti cautelari emessi: due persone sono finite agli arresti domiciliari, vale a dire i fratelli Salvatore e Alfonso Mattina, di 48 e 44 anni; per altre due persone, Manila Mattina, 25 anni, nipote dei due arrestati e Gioachino Lo Giudice, 42 anni, invece, è stato disposto l’obbligo di dimora nel solo centro urbano del Comune di Canicattì.
L’indagine, coordinata dalla procura della Repubblica di Agrigento, ipotizza un’associazione per delinquere dedita al commercio illecito di automobili usate con contachilometri alterati. Almeno un centinaio i mezzi interessati dalla presunta manomissione. Le Fiamme gialle avrebbero scoperto che i chilometri percorsi in particolare da una delle auto finite sotto la lente d’ingrandimento dell’inchiesta, sarebbero stati abbassati da 466 mila a 166 mila, alterando evidentemente il valore economico reale dell’auto. L’indagine, che ipotizza un giro d’affari illecito di oltre 700 mila euro, conta complessivamente 14 indagati e per tutti la Procura della Repubblica aveva chiesto misure cautelari personali. Il Gip del Tribunale di Agrigento, Giuseppe Miceli, ha ritenuto diversamente e ha accolto parzialmente la richiesta cautelare dei pubblici ministeri che era stata avanzata anche per il commercialista canicattinese, Giuseppe Tesè, 47 anni; gli elettrauto Antonio La Marca, 34 anni di Canicattì; Francesco Genova, 67 anni, di Bagheria ma residente a Delia; Gianluca Gallo, 45 anni di Caltanissetta e residente a Delia; Calogero Monachino, 36 anni di Canicattì; i mediatori di vendita auto Giuseppe Calogero Nicastro, 44 anni di Casteltermini, Angelo Carmelo Cerriti 57 anni di Serradifalco; Antonio Nicosia, 58 anni nato in Germania ma residente a Vercelli. Per il Gip Miceli non sussistono gravi indizi di colpevolezza nè con riferimento al reato di associazione, nè con riferimento ai reati di riciclaggio ed antiriciclaggio contestati dal PM.
Un ragionamento a parte merita la figura di Antonio La Marca, come detto non raggiunto da misura cautelare. L’uomo, è stato arrestato tre giorni fa nel corso di una operazione antiusura gravata dal favoreggiamento ad associazione mafiosa insieme ad Antonio Maria, 74 anni e Giovanni Turco, 24 anni. Il Gip del Tribunale di Palermo Walter Turturici, infatti, ha disposto nei confronti dei tre indagati, tutti di Canicattì, la misura cautelare della custodia in carcere. L’inchiesta è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo.
Tra gli episodi contestati anche una estorsione ai danni della proprietaria di un magazzino a Canicattì. Maira, paventando la sua appartenenza alla Stidda, avrebbe minacciato e costretto la signora a non affittare i suoi locali a soggetti che avevano intenzione di aprire una officina e che avrebbero potuto dunque creare concorrenza proprio a La Marca, titolare della medesima attività commerciale. “Chi gli toglie il pane a mio nipote io gli tolgo la vita .. mi conosce a me? Sa chi sono io? Tuo figlio non ne deve affittare .. per soverchia..”.
Indagato, inoltre, nell’inchiesta odierna denominata “Car’s hacker”, anche Vincenzo Di Bella, 54 anni di Canicattì, amministratore della ditta Mattinauto, carica ricoperta solo formalmente e dietro corrispettivo di 300 euro, dato che dominus della società erano i fratelli Mattina. Per Marco Chianta 46 anni di Canicattì, le accuse sono quelle di aver consentito la vendita fittizia in suo favore della società Mattinauto dietro pagamento di 7500 euro (vendita poi non realizzata) e dell’aver consentito di creare la ditta Global auto rivestendo il ruolo di amministratore solo fittiziamente (comandava Salvatore Mattina) nonché per aver creato un conto corrente, subito comunicato ai fratelli Mattina messo a disposizione della predetta società. Particolarmente delicata, seppur non abbia determinato alcuna misura cautelare, è la posizione del dottore commercialista Giuseppe Tesè ritento dalla Procura elemento chiave dell’associazione per delinquere che consentiva ai fratelli Mattina di compiere numerosissime truffe, dando consigli e indicazioni, predisponendo la relativa documentazione inviata a notai per stipulare l’atto notarile di nomina di Di Bella quale amministratore nonché la cessione dell’intero capitale sociale della ditta Mattinauto e molto altro. Per la Procura sussisterebbe anche a carico di Tesè l’aggravante di aver commesso il fatto nell’esercizio di una attività professionale quale quella del dottore commercialista ma Il Gip non ha accolto richiesta perchè non riscontrati i gravi indizidi colpevolezza. Ma, lo ribadiamo, per il Gip Miceli non sussistono gravi indizi di colpevolezza nè con riferimento al reato di associazione, nè con riferimento ai reati di riciclaggio ed antiriciclaggio contestati dal PM. Lo stesso ragionamento ha fatto il Gip Miceli anche per l’indagato Giuseppe Calogero Nicastro di Casteltermini (e per tutti gli altri non raggiunti da misura cautelare) secondo il quale “dalle investigazioni tecniche e dalle acquisizioni documentali non emerge, affatto, il suo certo coinvolgimento illecito”.
Stamani, i quattro indagati raggiunti da misura cautelare saranno interrogati dal Gip nel corso dell’udienza di convalida della misura cautelare. Molto probabilmente gli indagati si avvarranno della facoltà di non rispondere.