Mafia

Restaurato casolare Peppino Impastato a Cinisi, Schifani: “contrasteremo la mafia senza se e senza ma”

Stamattina la cerimonia di inaugurazione con il presidente della Regione, Renato Schifani

Pubblicato 8 mesi fa

Restaurato e restituito alla collettività il casolare ‘Peppino Impastato’ a Cinisi, nel Palermitano, dove il 9 maggio del 1978 l’attivista politico e giornalista venne assassinato dalla mafia. Stamattina la cerimonia di inaugurazione con il presidente della Regione, Renato Schifani, che ha annunciato l’affidamento in comodato d’uso gratuito del sito, simbolo della lotta alla criminalità, alle associazioni del territorio impegnate nella salvaguardia della memoria.

“Siamo qui per onorare e ricordare la figura di Peppino Impastato e per dare un messaggio alla mafia senza se e senza ma: questo governo la contrasterà in tutte le forme possibili, guardando bene all’interno della stessa macchina burocratica e contrastando ogni forma di corruzione e peculato“. Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani a margine della cerimonia alla quale hanno partecipato tra gli altri, l’assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Scarpinato, il prefetto e il questore di Palermo, Massimo Mariani e Vito Calvino, il presidente della commissione regionale Antimafia, Antonello Cracolici, oltre ai familiari di Impastato e alle delegazioni dell’istituto comprensivo di Cinisi e del plesso di Terrasini del liceo statale di Partinico recentemente intitolato a Peppino e Felicia Impastato.

“L’iniziativa di oggi è segnale dell’impegno dell’amministrazione regionale nel contrasto alla mafia e nel ricordo di chi, come Impastato, ha perso la vita in questa azione di contrasto quotidiana”, ha affermato Schifani. Il presidente della Regione Siciliana si è intrattenuto con gli studenti, affrontando il tema della legalità praticata nel quotidiano e rivolgendo loro un invito a visitare Palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione.

Il progetto di recupero dell’immobile e del terreno circostante, espropriati ed entrati in possesso della Regione nel 2020, è stato redatto dalla Soprintendenza dei beni culturali di Palermo. I lavori erano stati avviati nel gennaio 2023 e finanziati con risorse del Fondo di sviluppo e coesione 2020-2024 per un importo pari a centocinquantamila euro. Ad eseguirli l’impresa palermitana Scancarello. Nello specifico, i lavori hanno riguardato il consolidamento della muratura e del fondale con la realizzazione di un vespaio areato perimetrale oltre che degli intonaci esistenti. Si è proceduto alla pulitura e all’integrazione delle pavimentazioni esistenti con basole in pietra di Billiemi bocciardate, alla collocazione di infissi in legno, porte d’ingresso e vani finestra e alla realizzazione dell’impianto elettrico. Per quanto riguarda la revisione delle coperture, si è provveduto al rifacimento del massetto, all’impermeabilizzazione con malta e al ripristino del soffitto incannucciato a vista. All’interno della stalla, al posto della seduta in pietra sulla quale erano rimaste impresse tracce di sangue, si è scelto di realizzare un parallelepipedo in policarbonato trasparente. Sulla superficie di uno dei lati, una porzione è stata resa manualmente rugosa per fissare simbolicamente quelle macchie, con l’intento di “cristallizzare l’assenza”.

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