I “mandorlati” delle Benedettine di Palma nel registro delle eredità immateriali della Sicilia
I rinomati mandorlati conventuali, con le loro ricette tramandate oralmente, sono un vero e proprio scrigno di tradizione e identità
Il Sindaco di Palma di Montechiaro, Stefano Castellino, ha voluto condividere con tutta la cittadinanza, con immensa gioia, la notizia che i “Mandorlati del Monastero delle Benedettine di Palma di Montechiaro” sono stati ufficialmente iscritti al “Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia”.
“È un momento di grande orgoglio per la nostra comunità, poiché questa antica tradizione dolciaria, custodita con amore dalle suore benedettine del SS. mo Rosario, è ora riconosciuta come parte integrante della nostra identità culturale – continua Castellino – Desidero esprimere la mia profonda gratitudine al Soprintendente di Agrigento, Vincenzo Rinaldi, e alla Commissione regionale Eredità Immateriali per aver accolto la richiesta di iscrizione. Grazie anche agli etnoantropologi Maria La Matina e Giacomo Lipari, insieme all’arch. Giovanni Crisostomo Nucera, per il loro impegno nell’iter amministrativo e nella valorizzazione di questo patrimonio unico”.
I rinomati mandorlati conventuali, con le loro ricette tramandate oralmente, sono un vero e proprio scrigno di tradizione e identità.
“In un mondo dominato dall’omologazione e dalla globalizzazione, la tutela e la valorizzazione di prodotti tipici locali sono ancor più preziose – continua ancora il primo cittadino – I mandorlati non sono solo dolci prelibati, ma rappresentano un legame profondo con la nostra storia e le radici della nostra comunità. I nostri Mandorlati, sono citati da Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne Il Gattopardo e nel film del maestro Visconti tratto dal romanzo:“Il monastero di Santo Spirito era soggetto a una rigida regola di clausura e l’ingresso ne era severamente vietato agli uomini. Appunto per questo il Principe era particolarmente lieto di visitarlo, perché per lui, discendente diretto della fondatrice, la esclusione non vigeva, e di questo suo privilegio, che divideva soltanto con il Re di Napoli, era geloso e infantilmente fiero. […] gli piacevano i mandorlati che le monache confezionavano su ricette centenarie”.