“Truffa ed evasione fiscale di una società di volontariato”, il giudice si dichiara incompatibile
La vicenda si inserisce nell’inchiesta della Procura di Agrigento sulla ‘Sicania Soccorso’, una associazione di volontariato di Canicattì
Bisognerà trovare un nuovo giudice per la celebrazione del processo a carico di una coppia di coniugi canicattinesi accusata di evasione fiscale, truffa aggravata e indebita percezione di erogazioni pubbliche. Il giudice Francesco Provenzano si è dichiarato questa mattina incompatibile perché si è occupato della vicenda nella fase preliminare delle indagini avendo firmato il decreto di sequestro che ha raggiunto la coppia nel marzo 2021. Il prossimo 21 dicembre ci sarà una nuova udienza interlocutoria e il processo verrà assegnato ad un nuovo giudice. Sul banco degli imputati siedono Giuseppe Fonti, 50 anni, e la moglie Grazia Angela Giordano, 44 anni. I due sono difesi dagli avvocati Giuseppe Barba e Diego Giarratana.
La vicenda si inserisce nell’inchiesta della Procura di Agrigento sulla ‘Sicania Soccorso’, una associazione di volontariato di Canicattì. Secondo l’accusa le somme di denaro accreditate dall’Asp sui conti della ‘Sicania Soccorso’, sottolineano gli inquirenti, “lungi dall’essere utilizzate dalla meramente apparente associazione di volontariato, venivano dirottate, con artifizi fiscali e falsa documentazione, nella disponibilità dell’impresa dei due coniugi. Ciò ha consentito ai due coniugi – è questa la ricostruzione degli inquirenti – di acquisire illecitamente i fondi concessi dall’Asp e dal Ministero erogati in favore dell’associazione di volontariato e svolgere invece una piena attività a fine di lucro nella gestione del servizio ambulanze, facendo pagare il servizio agli utenti ed intascando, attraverso fittizie operazioni bancarie e del tutto in nero, somme rilevanti ed in maniera del tutto illecita”. I due coniugi inoltre hanno addebitato all’associazione di volontariato spese personali, come l’acquisto di costose autovetture di grossa cilindrata per oltre centomila euro. L’attività illecita ha consentito di ottenere un illecito indebito risparmio fiscale quantificato in 416.886,19 euro e di percepire indebitamente contributi pubblici ammontanti per 3.340.718,34 euro.”