La faida di Palma di Montechiaro, ergastolo a Ignazio Rallo, assolto Onolfo
Stessa accusa ma destini diversi. Uno condannato all’ergastolo, l’altro assolto
Stessa accusa ma destini diversi. Uno condannato all’ergastolo, l’altro assolto. Si chiude così il primo capitolo giudiziario legato alla cosiddetta faida di Palma di Montechiaro, una vera e propria guerra tra famiglie sfociata in due omicidi tra il 2015 ed il 2017. La Corte di Assise di Agrigento, presieduta dal giudice Giuseppe Miceli, ha condannato all’ergastolo Ignazio Rallo (difeso dall’avvocato Giovanni Castronovo e Walter De Agostino), ritenuto responsabile dell’omicidio di Salvatore Azzarello, ucciso nelle campagne di contrada Burraiti mentre si trovava a bordo del suo trattore. La difesa di Rallo, che non ha voluto commentare la sentenza, ha annunciato ricorso in Appello. Assolto dalla stessa accusa, invece, Roberto Onolfo, difeso dagli avvocati Nino Gaziano e Santo Lucia. Per gli inquirenti aveva agito insieme a Rallo nell’omicidio. La Corte di Assise lo ha condannato a “soli” 3 anni per alcuni furti. Rischiava l’ergastolo, per come aveva chiesto il sostituto procuratore Gloria Andreoli. Nel processo vi erano altri sette imputati accusati di reati minori quali detenzione di armi e furto. Nel collegio difensivo anche gli avvocati Giuseppe Vinciguerra, Domenico Ingrao.
L’inchiesta della procura di Agrigento, che aveva chiesto dieci condanne, ipotizza una guerra tra due famiglie innescata dal furto di un mezzo agricolo, commesso dai fratelli Ignazio ed Enrico Rallo nei confronti di Salvatore Azzarello, avvenuto nel 2013 a Palma di Montechiaro. Nel 2015 il primo delitto: Enrico Rallo viene ucciso di fronte al bar Mazza. La risposta arriva due anni più tardi quando un commando entra in azione e uccide Salvatore Azzarello nelle campagne di contrada Burraiti mentre si trovava a bordo del suo trattore. Ed è qui che si incrociano gli sviluppi investigativi di carabinieri e polizia: i primi stavano indagando sull’omicidio Rallo, i secondi su quello di Azzarello. Le cimici istallate e i telefoni sotto controllo rilevano quella che in un primo momento appare una casualità ma che poi diventerà un solido elemento accusatorio: ogni qualvolta si parla dei due omicidi i dialoghi si concentrano sui Rallo e sugli Azzarello.
Durante il processo il numero degli omicidi sale a tre con l’uccisione del principale imputato. Il 31 ottobre, qualche mese dopo essere stato scarcerato, viene freddato Angelo Castronovo, 65 anni, bracciante agricolo. I killer lo sorprendono nelle campagne tra Palma di Montechiaro e Campobello di Licata. Castronovo, in questa storia, non era un personaggio qualunque. Era l’unico imputato a cui veniva contestata la partecipazione ad entrambi gli omicidi. Secondo gli inquirenti Castronovo avrebbe fissato l’appuntamento fatale con Rallo nel 2015 non presentandosi e attirandolo nella trappola; sarebbe stato lo stesso Castronovo, quasi due anni più tardi, a informare Ignazio Rallo su dove trovare Azzarello.