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La dea delle piccole vittorie di Yannick Grannec

di Letizia Bilella

Pubblicato 2 anni fa

“Soltanto due cose sono infinite, Adele. L’universo e la stupidità umana. E sull’universo ho qualche dubbio!”.

Ottobre 1980, Princeton: Anna Roth, giovane bibliotecaria spenta e priva di ambizioni, viene inviata a recuperare gli archivi di Kurt Gödel, il celebre e tormentato matematico viennese morto da due anni. La vedova, Adèle, un’anziana donna spigolosa e diffidente, l’accoglie subito male e non intende concederle l’accesso agli scritti del marito. L’ostilità iniziale si trasforma però piano piano in affetto: Adèle racconta la propria vita difficile a fianco del genio, incontrato nel 1928 in una Vienna piena di vita e di stimoli intellettuali e poi seguito a Princeton, in un ambiente intellettuale che non l’ha mai accettata davvero…

Le due donne, così diverse per età ed esperienze, si legano di un’amicizia che aiuterà Anna a capire che cosa vuole davvero dalla vita.  La vita di un genio e delle sue nevrosi ma vista con gli occhi di chi gli vive accanto. Un altro libro sul disagio di chi ha una mente fuori dal comune e di tutte le conseguenze che si pagano per questo.   Un omaggio all’intelligenza straordinaria e al coraggio di una donna, la moglie di Gödel, una ballerina di night, che ha lottato per salvare suo marito dalla depressione, dall’anoressia e dalla paranoia. La narrazione alterna capitoli diacronici sulla vita coniugale, e intellettuale del matematico, a capitoli sincronici sugli ultimi mesi della vita della moglie da vedova. L’autrice si premura di porre dei filtri tra sé e i fatti. 

A osservare e raccontare il matematico nella prima parte è la moglie, per nulla educata o interessata alla matematica; a osservare e raccontare la moglie nella seconda parte è una studentessa, alla quale sarebbe stata affidata la missione di riuscire a convincerla a non distruggere le carte del marito e lasciarle ai posteri. 
L’immagine di Gödel che ne esce conferma lo stereotipo del matematico geniale ma pazzo.
Parlare con lui doveva essere un’esperienza straordinaria, Albert Einstein dichiarò che andava in ufficio soltanto per avere il privilegio di poter tornare a casa passeggiando con Gödel.  Il romanzo intreccia gli avvenimenti della vita intellettuale di Gödel con quella dei grandi del pensiero che hanno interagito con lui, usando spesso citazioni letterali dei loro detti. Tra tutti, Bertrand Russell e Alan Turing. Il lettore rimane conquistato dalla forte e risoluta personalità della giovane Adele disposta a tutto pur di aiutare e confortare l’uomo che ama.

 Grannec costruisce un mosaico in cui ogni tessera è sempre al suo posto, senza mai dare l’impressione del collage: mette sul piatto nomi importanti, avvenimenti importanti,  trattando ogni singolo aspetto della sua storia allo stesso modo.  L’arte non porta alla felicità, ma indica una strada: è la volontà tanto del genio, tanto della persona “normale” a dover saperla percorrere.

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