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Favignana, da tonnara abbandonata a nuovo centro culturale e museale

La riqualificazione della Camparìa è già molto ben avviata

Pubblicato 2 anni fa

Camparìa: un nome che con il solo suono evoca le suggestioni della meravigliosa terra siciliana. Quella che andiamo a presentare nel presente articolo è la storia dell’ex tonnara dei Florio a Favignana, un’area un tempo rinomata per l’attività della mattanza, la tipica pesca del tonno rosso molto diffusa in Sicilia. Ad oggi il nome è rimasto, mentre i luoghi interessati, dopo tanti anni di abbandono, si sono trasformati per tornare a splendere come ai tempi migliori, ma di una luce diversa.

Nei pressi della Camparìa si svolgevano un tempo tutte le attività connesse alla mattanza: il rimessaggio delle barche, la manutenzione delle reti e degli strumenti da lavoro e così via. Una pratica che distingueva Favignana e la rese un centro nevralgico nel cuore del Mediterraneo. Oggi quei locali che per tanto tempo hanno custodito un passato ricco e prestigioso hanno ritrovato nuova vita grazie a una sapiente opera di riqualificazione guidata dall’imprenditore Fabio Tagliavia, che si è dedicato al progetto di recupero di questi spazi e fabbricati per trasformare la Camparìa in un nuovo complesso multifunzionale. Destinata a concludersi nel 2023, la riqualificazione della Camparìa è già molto ben avviata grazie alla presenza di nuove aree commerciali e spazi eventi.

Chi è Fabio Tagliavia, il proprietario della Camparìa

Laureato in Architettura Navale e Ingegneria Meccanica all’Università di Genova nel 1991, Fabio Tagliavia è una figura di spicco nel panorama italiano per quanto concerne il settore navale. Nel corso della sua carriera ha assunto ruoli di primaria importanza nei maggiori comitati di esperti internazionali, vanta un’esperienza più che trentennale nell’ambito dello shopping con risultati sorprendenti: sono più di 300 i progetti di navi da lui diretti in vari paesi del mondo.

Sul territorio italiano, si è impegnato in numerosi progetti di riqualificazione a Favignana e a Trapani insieme allo studio Ruffino Associati. Questi hanno riguardato principalmente il restauro di edifici dismessi in chiave riqualificativa, per renderli idonei ad attività ricettive e di ristorazione. Tra le maggiori sfide affrontate dall’imprenditore italiano c’è senza dubbio quella del recupero della Camparìa, nella quale le figure coinvolte sono andate oltre il semplice concetto di restauro, scegliendo piuttosto di affrontare una vera e propria missione. Ripercorriamo brevemente la suggestiva storia della Camparìa, presentandone il nuovo volto a seguito del restauro.

Ignazio Florio e l’acquisizione della tonnara

I Florio erano una delle famiglie più ricche e prestigiose d’Italia nell’epoca a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Alla fine del XIX secolo Ignazio Florio, famoso imprenditore e politico italiano di quel tempo, acquistò la tonnara e i diritti di pesca e diresse la costruzione dei nuovi stabilimenti insieme all’architetto Giuseppe Almeyda.

La commercializzazione del tonno rosso si rivelò una pratica molto redditizia. L’attività nella tonnara diventò una fonte di ricchezza per l’isola di Favignana, era insomma ciò che garantiva benessere a molte famiglie del territorio: da qui il soprannome camparìa, che in dialetto siciliano sta per dare da campare. Tantissime le attività che impegnavano uomini e donne, dalla pesca in mare aperto in estate e alla cura delle barche e degli strumenti da lavoro in inverno.

La nuova identità della Camparìa: opinioni sulla riqualificazione degli spazi

Ad oggi la Camparìa ha ridefinito la propria identità legandola a un passato glorioso che mostra orgogliosamente al mondo.

L’offerta della Camparìa a seguito delle operazioni di restauro comprende un lounge bar che si trova nell’area dell’ex rimessaggio delle barche. È un luogo particolarmente suggestivo che mantiene intatta l’architettura originale pur reinventando alcuni elementi, come la barca Buonaugurio trasformata in un peculiare oggetto d’arredamento. Una scelta di design basata sulla commistione tra passato e presente, insomma, che restituisce una venue estremamente ricercata e affascinante.

Sono poi presenti una graziosa bottega dove trova spazio la prima libreria di Favignana, oltre a capi d’abbigliamento e prodotti d’artigianato tipici, e una ricca enoteca, dove è possibile consumare in loco o acquistare diversi vini naturali. Punta di diamante della Camparìa è poi lo spazio eventi, grande e scenografico, dove si organizzano mostre, concerti e vari tipi di eventi culturali e sociali.

Il museo

Una nota a parte riserviamo a uno dei progetti più interessanti nati dopo il restauro, ovvero la creazione di un nuovo polo museale multifunzionale tutt’oggi in evoluzione. Si tratta di una moderna struttura che si propone di raccogliere e rielaborare i frammenti della storia della Camparìa, raccontando il percorso di una comunità che ha modellato la propria identità in relazione alla pratica della mattanza e oggi mostra orgogliosamente al mondo il proprio passato.

Quando abbiamo detto che l’opera di riqualificazione della Camparìa è stata una sorta di missione, ci riferivamo anche a questo. La nostra recensione della Camparìa di Favignana non può che essere positiva: l’obiettivo che ha guidato le azioni di Fabio Tagliavia e tutti coloro che hanno investito del tempo in questo ambizioso progetto era quello di restituire alla popolazione una parte fondamentale della propria memoria, e con essa un concetto di identità. Il museo permetterà di immergersi nel passato di Favignana osservando reperti storici quali barche e strumenti artigianali per la fabbricazione delle muciare e ripercorrere la quotidianità di manovali, pescatori e operai attraverso suoni, video e immagini in grado di riportare indietro nel tempo.

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