Favara, in morte di nonna Antonia e del figlio Angelo
I fatti sono avvenuti mercoledì sera introno alle 19 in un’abitazione di Via Bachelet
Una comunità disorientata ed a lutto, troppe notizie che si sono accavallate nel volgere di poche ore (quasi tutte errate) una tragedia che… non si poteva evitare.
Si, perché a rileggere, con il senno di poi, quanto accaduto a Favara, due giorni dopo la morte di Angelo Maria, cinquantaduenne, operatore scolastico dalla fedina penale immacolata e Antonia Volpe, 83 anni, sua madre, speranzosa di avere una morte migliore, la tragedia non si poteva evitare se è vero come sembra vero, che il suicidio-omicidio sarebbe maturato in ambito familiare con protagonista l’impeccabile operatore Ata, definito da chi lo conosceva una persona modello e a modo, probabilmente vittima di una profonda depressione e vinto dalla galoppante stanchezza nel gestire il rapporto con la madre del quale si lamentava ogni giorno.
Ecco il quadro indiziario entro cui oggi viaggiano le indagini dei Carabinieri della tenenza di Favara e dei colleghi della Compagnia di Agrigento coordinati dai pubblici ministeri della Procura della Repubblica di Agrigento, l’attuale procuratore capo facente funzioni Salvatore Vella ed il sostituto Chiara Bisso.
Raccontare e ricostruire una vicenda che è stata contaminata grossolanamente da notizie errate non è semplice, ma adesso è possibile farlo, fermo restando gli sviluppi di ulteriori accertamenti, con ragionevole probabilità di riuscita.
I fatti sono avvenuti mercoledì sera introno alle 19 in un’abitazione di una palazzina di Via Bachelet a Favara abitata solamente dalla famiglia Maria. Una duplice esplosione, due colpi sparati da un revolver calibro 357, ha sconvolto la tranquilla serata favarese. Ad intervenire per primo è il fratello e figlio delle vittime che abita al piano superiore. Appena in casa della madre e del fratello scopre l’amara verità.
Antonia Volpe è stata trovata sul divano della cucina, con più coperte addosso quasi a ripararla da un freddo che non poteva più sentire. Il figlio-assassino Angelo Maria, invece, è stato trovato in una stanza vicina con un buco enorme in testa. Nessun dubbio per gli investigatori certificare come suicidio la morte dell’uomo. Il revolver calibro 357 rinvenuto nei pressi del cadavere sembrava darne conferma. Particolare interessante: l’arma aveva matricola abrasa ed era detenuta illegalmente. Angelo Maria non era un esperto ma di armi aveva dimestichezza avendo il padre, oggi defunto, detenuto legalmente una rivoltella che ancora oggi, per i carabinieri, dovrebbe essere custodita nella casa della tragedia. Gli inquirenti hanno negato, a domanda specifica, l’uso di un’altra pistola come circolato con insistenza ieri sera.
I dubbi, iniziali, sono sorti per stabilire le cause della morte dell’anziana donna che da sempre ha vissuto con Angelo ricevendo e dando conforto. La prima ispezione cadaverica, molto sommaria, non ha mostrato il foro di entrata e di uscita del proiettile sparato ad altezza del torace. Inevitabili le supposizioni: Antonia Volpe sarebbe morta per infarto dopo aver trovato a casa il figlio suicida oppure l’uomo si sarebbe sparato per la disperazione dopo aver trovato la madre priva di vita.
Nulla di tutto questo.
La rimozione del cadavere di nonna Antonia ha fatto scoprire la verità, ossia quel foro di proiettile che l’aveva trapassata da parte a parte. Una volta trasportata all’obitorio del cimitero di Favara, gli accertamenti medico – legali sono ripresi con maggiore attenzione e vigore. Il dato certo è emerso: Antonia Volpe è stata uccisa.
Da questo punto sono ricominciate le investigazioni.
Il revolver, come vuole la legge, è stato sequestrato ed affidato alle mani esperte dei Ris di Messina che compiranno gli accertamenti dovuti e dare “identità” ad un’arma micidiale ed al suo tamburo mancante di due proiettili. Si cercherà di scavare a fondo per comprendere l’esatto inizio della depressione e decifrare i codici psichici che verranno fuori.
Che sia un delitto premeditato sol perché sia stata usata un’arma detenuta illegalmente e con matricola abrasa, non è possibile confermarlo, anzi, al contrario potrebbe dare risposta opposta. Probabilmente Angelo Maria quella pistola la deteneva da tempo e non avrà fatto certo molta fatica ad averne una. La cronaca di questi ultimi tempi ci conferma in pieno questa supposizione.
Certo, l’assassino ha pensato di uccidere la madre ma stabilire adesso da quanto tempo è impresa ardua. Di sicuro c’è che l’uomo ha pensato ed ha ucciso la sua adorata mamma così come ha pensato di uccidersi e si è ucciso. Ecco perché, quando entra in scena l’imponderabile, la tragedia non poteva essere evitata.
L’autopsia, già disposta dalla Procura, dovrebbe aiutare a capire meglio dinamiche ed eventi.
Tratto da “La Sicilia” dell’8 aprile 2022