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La bugia dell’alchimista di Jason D’Argot

di Letizia Bilella

Pubblicato 3 anni fa

L’appassionata ricerca della pietra filosofale ruota intorno a una porta di pietra, che ancora oggi a Roma, in piazza Vittorio, sfida la curiosità dei viandanti.

Due storie parallele si intrecciano fra le pagine. La prima inizia nel 600: il marchese Massimiliano Palombara fa incidere i misteriosi simboli alchemici che ancora oggi appaiono sulla porta e incontra personaggi come la regina Cristina di Svezia e Athenosius Kircher, nel tentativo di realizzare una ricetta per l’immortalità.

La seconda, quasi 400 anni dopo, coincide con la vicenda di Cristina, una ricercatrice che insegue quelle antiche tracce, cercando di svelarne il disegno con coraggio e determinazione. Un gioco di specchi tra passato e presente, una partita a scacchi col destino, in bilico tra Opera alchemica e indagine psicologica, con un ribaltamento di ruoli nel teatro del mondo.

Ogni indizio sarà utile per risolvere l’enigma che il marchese, con sorriso ermetico, ha consegnato alla posterità: poiché, se la verità è indicibile, nulla è più luminoso di una bugia.

I personaggi femminili, da Lisbetta nella sua doppia identità maschile e femminile, alla regina Cristina di Svezia, sono grandiosi; lo stesso può dirsi del marchese/alchimista Massimiliano Palombara, artefice della Porta Magica.

La parte “antica” della storia ricorda molto i romanzi di Dumas. Una lettura intrigante, ricca di fascino e mistero.

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