Ha un fratello gemello: assolto uomo riconosciuto dalle immagini di videosorveglianza
La Corte di Appello di Palermo, Terza Sezione Penale (presidente Antonio Napoli, a latere Anfuso e Russo), in accoglimento dell’appello dell’Avv. Paolo Ingrao, ha annullato la condanna che il Tribunale di Agrigento aveva inflitto ad Adrian Sulic Dorin, 34 anni, rumeno residente in Canicattì che, nel marzo dell’anno 2015, si era reso responsabile dei reati […]
La Corte
di Appello di Palermo, Terza Sezione Penale (presidente Antonio Napoli, a
latere Anfuso e Russo), in accoglimento dell’appello dell’Avv. Paolo Ingrao, ha
annullato la condanna che il Tribunale di Agrigento aveva inflitto ad Adrian Sulic Dorin, 34 anni, rumeno residente
in Canicattì che, nel marzo dell’anno 2015, si era reso responsabile dei reati
di danneggiamento aggravato continuato ed ingresso arbitrario in luoghi ove
l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato.
Sulic,
nella notte del 20 marzo 2015 si era introdotto all’interno della caserma della
Guardia di finanza di Canicattì ed aveva danneggiato alcune autovetture di
servizio (un Alfa Romeo 156 ed una Fiat Grande Punto), in uso al corpo
militare.
Il
mattino successivo, gli agenti della Guardia di Finanza, visionando le immagini
registrate dal sistema di videosorveglianza interna, erano riusciti ad
estrapolare alcuni fotogrammi che avevano portato, dopo laboriose indagini,
all’identificazione e alla denuncia del Sulic.
Successivamente
le ulteriori indagini erano state svolte dalla stessa Guardia di Finanza sotto
il coordinamento della Procura della Repubblica di Agrigento.
In primo
grado, il Giudice monocratico del Tribunale di Agrigento aveva ritenuto l’uomo
responsabile dei reati e lo aveva condannato alla pena di cinque mesi e dieci
giorni di reclusione.
Ieri la
decisione della Corte di Appello che, accogliendo le prospettazioni della
difesa, ha assolto il Sulic per non aver commesso il fatto.
Lo
stesso, infatti, ha un fratello gemello, anche lui residente in Canicattì e,
pertanto, la sola identificazione mediante le immagini – come lamentato dall’avv.
Ingrao – non è stata ritenuta sufficiente ad individuare con certezza il
responsabile dei reati commessi presso la caserma della Guardia di Finanza.