Migranti: “torturatori” nei campi libici”, 3 condanne a 20 anni di carcere
Il Gup di Messina (competente perché i fermati sono stati acciuffati nell’hotspot della città peloritana) ha condannato a 20 anni di carcere ciascuno Mohamed Condè, detto Suarez, 22 anni della Guinea, Hameda Ahmed, 26 anni, egiziano e Mahmoud Ashuia, egiziano, 24 anni. Si tratta di 3 “torturatori” di migranti che erano stati “fermati” il 16 […]
Il Gup di Messina (competente perché i fermati sono stati acciuffati nell’hotspot della città peloritana) ha condannato a 20 anni di carcere ciascuno Mohamed Condè, detto Suarez, 22 anni della Guinea, Hameda Ahmed, 26 anni, egiziano e Mahmoud Ashuia, egiziano, 24 anni.
Si
tratta di 3 “torturatori” di migranti che erano stati
“fermati” il 16 settembre scorso all’hotspot di Messina. Erano
accusati di vari reati tra cui, associazione a delinquere, tratta, violenza
sessuale, omicidio e tortura, quest’ultimo reato introdotto nel 2017 ed oggi fa
registrare la prima condanna in assoluto.
I 3
extracomunitari sono stati riconosciuti da alcuni dei migranti salvati dalla
nave “Alex & Co” – della Ong Mediterranea Saving Humans, –
sbarcati a Lampedusa tra il 5 e il 7 luglio scorsi. Agli investigatori hanno
raccontano le torture, le botte con bastoni e tubi di gomma e le violenze
subite anche attraverso la privazione di cibo e acqua.
“Mohamed
Condè si occupava di imprigionare i migranti, di torturarli e di occuparsi dei
riscatti che venivano richiesti ai familiari dei detenuti ai fini della loro
liberazione, fornendo agli stessi il cellulare con cui potevano contattare i
propri familiari; Hameda svolgeva il ruolo di carceriere, torturatore e di
colui che si occupava di cucinare i pasti per i migranti detenuti; Ashuia –
avevano raccontato i superstiti – era il carceriere e guardiano della prigione
di Zawyia, nonchè nelle vesti di torturatore con cui picchiava brutalmente i
migranti anche servendosi di un fucile e nell’ulteriore veste di colui che
distribuiva i pasti ai migranti detenuti”.
I 3
“torturatori”, giudicati con il rito abbreviato, erano stati fermati
dagli uomini della Squadra mobile di Agrigento guidati da Giovanni Minardi, il
16 settembre scorso all’hotspot di Messina, in seguito al fermo emesso dalla
Direzione distrettuale antimafia di Palermo firmato dall’aggiunto Marzia
Sabella, dal sostituto della Dda Calogero Ferrara.