Agrigento

Agrigento, Pirandello e Marta Abba di nuovo insieme al Teatro del Kaos

L’ultima immagine che abbiamo di Marta Abba è di lei seduta in prima fila ai tempi della Settimana Pirandelliana, mentre assiste alla messinscena di “La nuova colonia” con un nugolo di attori agrigentini e la  regia di Andrea Camilleri. L’altra sera sul piazzale del Kaos, bastava chiudere gli occhi per sentire l’odore di quegli anni […]

Pubblicato 5 anni fa

L’ultima immagine che abbiamo di Marta Abba è
di lei seduta in prima fila ai tempi della Settimana Pirandelliana, mentre
assiste alla messinscena di “La nuova colonia” con un nugolo di attori
agrigentini e la  regia di Andrea
Camilleri.

L’altra sera sul piazzale del Kaos, bastava chiudere gli occhi per sentire l’odore di quegli anni anche perché sull’improvvisato palcoscenico apparivano e scomparivano la moglie di Pirandello, Antonietta e poi una ancora più crudele Marta Abba , sibillinamente affettuosa e poi distante e immemore di un Pirandello, un perfetto Pippo Alvaro, che poco prima si struggeva leggendo alcune lettere  destinate a Marta.

Pirandello scrisse alla Abba 560 lettere e lei rispose solo a 328, lettere che uscirono editate col contagocce perché la Abba fu restia a rivelarne aspetti intimi e da non molto tempo abbiamo appreso dell’atroce notte sul lago di Como dove si ipotizza come sia stato il drammaturgo ad essere respinto daMarta insieme all’altra e forse più probante ipotesi che sia stato Pirandello (puritano e fedele alla moglie) a respingere la Abba. 

Se ne occupò fedelmente una edizione del
Convegno internazionale di Studi pirandelliani mentre Stefano Milioto, oggi
presidente del Centro studi ne volle immaginare l’incontro comasco in un atto
unico “L’atroce notte” rappresentata al “Teatro della posta vecchia”.  E’ chiaro che da questo incontro nessuno ha mai
cavato un ragno dal buco e noi fedeli pirandelliani speriamo sempre che non
siano stati gelidi gli inverni pirandelliani come si narra nella novella “Il
vecchio Dio”.

 A sfruculiare, narrando questa tundra
ghiacciata ci si è provata l’altra sera 
“La compagnia dei sognatori” di Giovanna Messina col suo “Io scrivo la
vita” prendendo in prestito una battuta di Pirandello in risposta a una
desolata e desolante lettera all’attrice;” ho dimenticato di vivere, l’ho dimenticato al punto da non saper dire
niente della mia vita! Potrei forse dirvi che non la vivo la vita io, io la
vita la scrivo!”.

Scritta e
diretta da Giovanna Messina (Antonietta Pirandello con Giusy Indelicato Marta
Abba), le note di regia parlano di “palpabile  solitudine di Pirandello, combattuto tra il
profondo amore verso Marta Abba ed il profondo rispetto della follia della
moglie Antonia”

Ancora una seconda commedia è stata rappresentata al teatro del Caos dalla compagnia  “Concordia” con l’opera “La verità”, novella di Pirandello rivisitata e diretta da Angelo Cinque, che si sofferma sul concetto di “Verità”, perché, dice il drammaturgo, la Verità non è assoluta, ma va vista da varie sfaccettature, che ognuno di noi percepisce e fa sua. Questa è la Verità.”

Gli interpreti erano tutti molto noti al teatro agrigentino, da Alfio Russo a Giuseppe Gramaglia, Teresa Cinque, Alfonso Marchica, Maria Fantauzzo, Rosa La Franca, Lillo Daleo, Angelo Provenzano e con Pippo Alvaro, anche qui un Pirandello con una straordinaria physique du rôle.

La regia  di Angelo Cinque è accurata ed è tanto
accurata che ci vogliamo consentire  un
consiglio spassionato che poi sarebbe un coup de theatre: allorchè si immagina
nel finale che la signora Fiorica chiede perdono a Tararà, c’è un momento di
cotanta enfasi durante il quale riteniamo necessario che la Fiorica faccia una
proposta di matrimonio al povero Tararà.

Immaginate in platea  come si scatenerebbero gli osanna del popolo sovranista e della gloriosa sceneggiata napoletana.

Testo e foto di Diego Romeo

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